Il centrodestra alla conquista del territorio

Il centrodestra alla conquista del territorio

A ridosso del voto, giusto a dare l'ultima scrollata e lucidare nomi e cognomi che nel bailamme di liste civiche, assenza dei loghini, parafrasi immaginifiche e di tutto un po', si sa mai qualcuno andasse in confusione e smarrisse la diritta via della preferenza al centro destra. Ci ha tenuto a ribadirlo ieri a Chiavari il coordinatore provinciale Pdl Roberto Levaggi durante «l'adunata» ufficiale e augurale dei candidati sindaci nella provincia di Genova. Che, «vada come vada», significano ormai «radicamento» sul territorio. Uno via all'altro, soprattutto giovani e preparati, qualcuno consumato, ma sicuramente piantati per terra, che Pindaro ha fatto il suo tempo. Nove i comuni dalla costa all'entroterra e Levaggi avverte: «Non sottovalutiamo queste elezioni. È bene dire agli elettori quali siano i nostri orientamenti di voto visto che le liste sono soprattutto civiche»; e pungola: «Cominciamo a mettere bandierine per prenderci l'anno prossimo la Provincia». A Cogoleto, piazza ardua e rossissima, corre Paolo Bruzzone, figlio dell'unico sindaco democristiano che ha interrotto in loco la saga dei «sinistri». Appena 32 anni, faccia pulita e il concetto chiaro che stare tra la gente e ascoltarla un tantino aiuta. Ha per le mani le tre grandi aree dismesse su cui «costruire la vocazione del nostro paese», tre vite passate e finalmente la svolta. E stavolta ci crede. Capurro, sindaco di Recco, conferma: «Là si stanno preoccupando davvero». Cicagna invece s'ha da togliere a Limoncini «traditore della Lega». A contrastarlo c'è Biagio Saverino, «u sciu megu» del paese da 40 anni, li conosce uno per uno, ha la loro fiducia. A Bogliasco si presenta il giovane Federico Fossa: «Tre mesi fa eravamo morti; poi ho messo insieme un po' di ragazzi ed è successo il miracolo. Entusiasmo alle stelle, da non sentire neanche la fatica». Terreno insidioso, anche perché qui, come a Propata e Valbrevenna, la Lega Nord balla sola e ha un suo candidato: «Bogliasco - puntualizza Levaggi per anticipare obiezioni - è di centro destra, ma spesso questo centro destra presenta più liste e finisce che vince la sinistra». E il coordinatore regionale on. Michele Scandroglio risottolinea: «Assolutamente nessuna polemica o disaccordo». Questioni ataviche di micro-politica che si regge su suoi equilibri di forze e di famiglie, dove i grandi schieramenti c'entrano poco o niente. A Zoagli si ricandida l'uscente Rita Nichel che invoca più spazio per le donne nelle liste; in Valbrevenna buone possibilità con Michele Brassesco, mentre a Propata corre Claudio Avanzino, «e ricordiamoci che qui, anche se sono i comuni più piccoli della Liguria, Claudio Burlando ci va un giorno sì e l'altro anche» ammonisce Levaggi. A Orero scende in pista Gianluca Ratto che concorda con Nichel sulle quote rosa, si rifà a Merkel e Thatcher e chiarisce: «Non invochiamo nessun stravolgimento, ma punteremo a poche cose che modernizzino il nostro comune». Storia a parte il Roberto Bagnasco in quel di Favale di Malvaro, feudo consolidatissimo di Giovanni Boitano: «Beh, da qui è partito Giannini il banchiere, no? - sdrammatizza il candidato e politico di lungo corso -. Comunque garantisco che se verrò eletto sarò presente per tutto il mandato».
A sigillo, la benedizione di Scandroglio che riconosce quanto abbiano pesato l'esperienza di Carbone e Griffi e la determinazione di Rotunno nel partito, dandogli gli strumenti per reggere «le pugnalate alle spalle e ripartire con serenità». Da oggi si cambia: «Vittoria o sconfitta che sia - arringa l'onorevole - c'è radicamento. Quelli di sinistra non ci racconteranno più d'essere Santa Maria Goretti e noi figli di un dio minore; loro intelligenti e noi capre». E ancora: «Loro sui problemi fanno confronti e convegni, noi li risolviamo, e Zoagli docet. Lo stesso Casarza Ligure, che batte la cultura di sinistra facendo la migliore raccolta differenziata».

Pensierino per Cicagna: «Non era scontato trovare candidati in un paese dove è difficile articolare un ragionamento senza incocciare in qualche timore». Ma chapeau a Bagnasco che «non aveva bisogno di dimostrare chi è, eppure ha accettato la sfida. Tutto questo mi fa ben sperare per il futuro».

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