Marianna Bartoccelli
da Roma
Sezione italiana del Ppe, cioè un partito unico che faccia riferimento al Partito popolare europeo oppure una «forma di collegamento» che si realizza al momento elettorale e che lasci ogni partito darea assolutamente autonomo dagli altri. Sono queste le due alternative del futuro della coalizione di centrodestra che prospetta Carlo Giovanardi dellUdc che nel partito di Casini si può definire una «colomba» rispetto allalleanza con Forza Italia e Silvio Berlusconi.
Per lUdc insomma non si deve parlare di federazione. Tema invece oggetto del lungo incontro di ieri mattina a Palazzo Grazioli tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. I due leader della Cdl avrebbero definito la nascita della Federazione delle libertà, di cui si è discusso lunedì scorso nel corso del pranzo tra il leader di Forza Italia e Umberto Bossi. Proposta a cui ha subito aderito Gianfranco Rotondi: «Una federazione del centrodestra corrisponde a quello che la Dc chiedeva: una sorta di partito unico del centrodestra che salvi, però, le identità dei singoli partiti».
Una forte frenata viene invece da Roberto Maroni della Lega: «Le notizie di accordi raggiunti, stipulati, definiti, sono senza fondamento. Abbiamo iniziato un confronto che forse porterà a risultati interessanti ma che ovviamente oggi sono ancora tutti aperti». E lex-ministro del Welfare sottolinea che «la condizione perché la Lega sia interessata al progetto è che nello statuto ci sia il federalismo tra le priorità, sia quello fiscale sia quello istituzionale. Questo per noi è un punto irrinunciabile». Ma intanto con lintento di realizzare laccordo federativo, la Lega è entrata a Bruxelles nel gruppo Uen, Europa delle nazioni, dove è collocato il gruppo di An. «Un passo in avanti verso la federazione di partiti del centrodestra» commenta Romano La Russa, europarlamentare di Alleanza nazionale. E a Berlusconi che dichiara che per Casini le porte della federazione sono aperte e ripropone «di ingrassare il vitello» in attesa del rientro, risponde Marco Follini: «Mi dispiace contraddire Berlusconi ma il pericolo non è uscire dal bipolarismo, è rimanerci pericolosamente impantanati. Quanto ai veti dei piccoli partiti, confesso: non sono pentito di aver impedito il cambiamento della par condicio e non mi lamento certo se per me non viene ingrassato alcun vitello».
Contrario allipotesi di federazione anche Maurizio Ronconi dellUdc che sostiene che unaggregazione federativa tra Fi, An e Lega non avrebbe alcuna corrispondenza in Europa e allontanerebbe i contraenti dallapprodo al Ppe. «Curiosamente - spiega - i nostri alleati del centrodestra stanno per cacciarsi nella identica situazione in cui si dibattono a sinistra coloro che aspirano al Partito democratico: limpossibilità di trovare una casa comune in Europa».
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