Chailly e l’orchestra della Scala per la nuova «casa» di Puccini

Nel 150° della nascita del Maestro inaugurato il teatro all’aperto che il grande musicista sognava Per la prima: «Inquietudini moderniste», un concerto in stile rétro che strappa applausi

da Torre del Lago (Lucca)

È nato! Un teatro nuovo a Torre del Lago, all’aperto. Come sta? Tiene buona salute, ha una struttura solida che sembra un po' disegnata da un geometra, e chiama molto pubblico. A chi somiglia? Ahi, un po' a quello provvisorio che c'era prima, con gli stessi difetti: acustica azzardata, precaria e diseguale secondo i posti, numeri delle file di poltrone da caccia al tesoro, toilettes in quantità minima accessibile soltanto ai velocissimi. Di nuovo e buono ha un gran salone funzionale, anche se non si sa a che cosa serva, una posizione migliore che permette a tutti di vedere il lago malinconico e incantevole, e delle tinte blu e grigie che, nella sua forma di scatola non invadente, lo accordano con sintonia precisa al fascinoso paesaggio circostante.
Comunque c'è, è stato realizzato, evviva. Per l'inaugurazione, il grigio di natura abbondava con pittorici e minacciosi nuvoloni. Ma tutto si è potuto svolgere regolarmente: il brindisi con code e ingorghi verso la mensa, i discorsi brevi della dozzina di autorità pieni di reciproci ringraziamenti, l'Inno di Mameli eseguito alla brava ma con volo di un piccolo stormo di palloncini blu.
Era, come si sa, il 150° compleanno di Giacomo Puccini, la cui casa è ancora qui a un passo, conservata come se il Maestro dovesse ritornarvi da un momento all'altro, e che ci han fatto anche vedere in frammenti filmati sconosciuti e ahimè muti col Maestro che suona il pianoforte e fuma sigari dappertutto.
Il programma musicale era affidato alle masse della Scala, in eccellente forma, e diretto da Riccardo Chailly. Aveva un titolo curioso: «Inquietudini moderniste», azzardando un rapporto fra il nostro operista, genio della melodia contagiosa e armonista e strumentatore irrequieto, con il movimento delle arti attorno al liberty, un'evasione che si ripiega preziosamente su se stessa.


Impaginazione un po' debole di pezzi in stile concerto radiofonico Martini e Rossi d'altri tempi; ma ben condotta da Chailly con punti di forza il finale di Suor Angelica interpretato con intimità toccante da Svetla Vassileva e la scena degli enigmi di Turandot con la rivelazione d'un soprano giovane austriaco di talento e spicco, Martina Serafin, e il piacere dei colori e della dizione del coro preparato da Bruno Casoni. Contorno di tenori volenterosi (Pisapia, Palombi) ed altri. Applausi sperduti nelle file parallele senza pareti ai lati, ma sinceri. Auguri, auguri.

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