La Champions diventa Premier league e l’Italia sta a guardare

Non ci resta che metterci alla tv. Il calcio italiano si sieda in poltrona, prenda appunti e si goda l’altro pallone. Ci resta l’Udinese in coppa Uefa, giovedì se la vedrà con il Werder Brema: niente male, d’accordo. Ma se questa è l’Europa del calcio dei campioni del mondo, c’è poco da stare allegri. Saranno gli altri a divertirsi. La Champions league potrebbe tornare ad essere un’appendice della Premier League o viceversa, vista con altra ottica.
Il calcio nostro ci metterà muso con due campioni del mondo talvolta un po’ spompati ma che tengono botta nel Bayern (Oddo e Toni), due ragazzi mollati per avidità e scarsa lungimiranza (Dossena-Liverpool e Rossi-Villarreal) e un ragazzino appena scoperto dal Manchester United (Macheda). Ci sarebbe da tirare le somme e fare alcune considerazioni sulla scarsa qualità di tecnici e dirigenti del nostro football, prima che sui giocatori.
Stasera si parte con Villarreal-Arsenal e Manchester U.-Porto. Domani il derby britannico, Liverpool-Chelsea, e lo scontro dei titani, a rigor di blasone: Barcellona-Bayern Monaco, le due formazioni che finora hanno segnato più reti in questa Champions (24 gol a testa in 8 match). Squadre con qualche zoppia, la stagione pesa per tutti. L’Arsenal non avrà l’olandese Van Persie che triturò la Roma, bloccato da un infortunio all’inguine. Non potrà giocare Arshavin per regolamento, ha fuori Eduardo e Diaby, Nasri e Walcott in infermeria, anche se ci saranno al ritorno della prossima settimana. Ha recuperato Fabregas e Adebayor dalla lunga degenza. Eppure vedrete che, nonostante presenze e assenze, la squadra di Wenger proporrà miglior figura delle nostre posa piano. Il calcio inglese, sebbene geneticamente modificato come quello dell’Arsenal, ha una marcia in più, giocatori con altra testa e mentalità. Cristiano Ronaldo non è un santo fuori campo, ma difficilmente tradisce nei match che contano. Il pallone d’oro si vince anche così. Ieri, fra l’altro, il portoghese ha fatto sapere di trovarsi benissimo al Manchester. Perché il Real Madrid intenda. «Sono felice di stare qui. È la società giusta». Forse avrà letto anche lui che Florentino Perez, candidato alla presidenza, preferisce Kakà.
Il Manchester non avrà Ferdinand, Berbatov e Anderson, ma Fergusson non piange. Ha il tanto per consolarsi. La sua squadra è imbattuta negli ultimi 21 match di Champions: basta per tranquillizzarlo. Aggiungete che il Porto non ha mai vinto in Inghilterra, anche se nell’unico pareggio(1-1) eliminò il Manchester! Guus Hiddink, il manager del Chelsea, ha svelato un segreto che segreto non è: «Non ci sono segreti nel calcio moderno. Ci conosciamo tutti, abbiamo tante informazioni». Dunque bravura, chances e risultati quasi mai arrivano dall’imprevisto, che non sia una stupidaggine arbitrale.
Per esempio, dice qualcosa questo dato statistico? Il Liverpool ha vinto i quarti di finale nel 2005, 2007 e 2008. Il Chelsea è avanzato nel 2004, 2005, 2007 e 2008. Cosa c’entra il caso? In Europa si scontrano per la quarta volta in 5 stagioni. E il favorito ha sempre perso. L’ultima volta in campionato ad Anfield Road, Fernando Torres ha messo a segno le due reti del successo. Un indizio sul futuro. Invece, guardando al passato, che dire di Jurgen Klinsmann e Pep Guardiola: si affronteranno dalla panca come si affrontarono da giocatori con Bayern e Barcellona nella coppa Uefa 1995-96.

Pareggiarono 2-2 a Monaco, poi Klinsmann vinse 2-1 al Camp Nou. Se il tedesco ripetesse l’impresa, sarebbe la sorpresa dell’anno. Chi, oltre ai bookmakers, non scommetterebbe sul Barcellona in finale? Messi vale sempre il prezzo del biglietto.

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