Elkann in fuga, Orlando ko e la toga rossa: ecco il podio dei peggiori

Il presidente di Stellantis snobba il Parlamento italiano. Il campo largo affonda in Liguria. E a Bologna un altro giudice si mette in testa di fare politica in tribunale. Ecco i peggiori della settimana

Elkann in fuga, Orlando ko e la toga rossa: ecco il podio dei peggiori
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Un "no" secco: niente audizione davanti alle commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato. Un rifiuto che è uno sgarbo istituzionale, una mancanza di rispetto nei confronti del parlamento. Per questo motivo l'ingegner John Philip Jacob Elkann, per gli amici Jaki, torna sul podio dei peggiori e si becca il terzo posto. Forse a Mister Stellantis sfugge che lo Stato italiano ha sempre messo un sacco di soldi sul tavolo per sostenere il comparto automotive. Comparto che, tanto per usare un eufemismo, è in panne non certo per colpa della politica economica del governo ma per colpa di una sbornia green che il nostro Paese ha dovuto subire. Se Elkann non vuole presentarsi in Parlamento per spiegare le azioni scellerate intraprese sin qui e per illustrare cosa intenda fare nell’immediato futuro per uscire dal guado, si presenti alle Camere perlomeno per ascoltare cosa queste hanno da dirgli. Si chiama appunto rispetto ma forse al nipotino di Gianni Agnelli, nato nella Grande Mela, manca giusto qualche fondamentale della nostra Repubblica.

Al secondo posto il piddino Andrea Orlando, immagine della colossale figuraccia incassata dal campo largo in Liguria. Non sono infatti bastate le intemerate di certi giudici, le piazze manettare e forcaiole contro Giovanni Toti, la campagna mediatica a tambur battente su quasi tutta la stampa a regalare un sorriso a Elly Schlein e Giuseppe Conte. Per l'ennesima volta un'elezione regionale si conclude con una sconfitta del centrosinistra. Il pallottoliere, con il successo di Marco Bucci (fino a poche settimane fa inimmaginabile), segna appunto nove successi su dieci al centrodestra. In pratica Elly e Giuseppi non toccano mai palla. Nemmeno quando i giudici gli servono una vittoria su un piatto d’argento. In casa dem si consolano coi voti presi dal partito. Contenti loro. Poverini, in qualche modo dovranno pur digerire tutti questi bocconi amari.

Ma veniamo al primo classificato. Questa settimana in cima al podio abbiamo il presidente della sezione immigrazione del tribunale di Bologna, Marco Gattuso. La toga, iscritta a Magistratura democratica, ha cercato di sabotare i rimpatri degli immigrati clandestini rinviando alla Corte europea il decreto Paesi sicuri voluto dal governo Meloni. Non che ci saremmo aspettati diversamente dall’ennesimo giudice pro sbarchi: Gattuso è infatti una delle tantissime toghe militanti che affollano le aule dei tribunali. Smaccatamente di sinistra, oltre ad essere un ultrà dei porti aperti è anche un attivista arcobaleno, dal gender alla maternità surrogata. Un tema, quest’ultimo, che lo vede particolarmente coinvolto dal momento che dieci anni fa, insieme al compagno, è volato in California per affittarsi un utero. Da qui, nel 2019, la crociata contro la legge della Regione Emilia-Romagna che assimilava la Gpa alla violenza contro le donne. Di pregiudizi Gattuso ne ha molti. Anzi, moltissimi.

E così succede che per smontare il decreto del governo sui rimpatri si faccia prendere la mano e arrivi a scrivere nell’ordinanza, copia-incollando una sua vecchia invettiva pubblica, che "anche la Germania nazista era un Paese estremamente sicuro per la stragrande maggioranza della popolazione tedesca: fatti salvi gli ebrei". Altro che toghe super partes, altro che divisione dei poteri, ancora una volta ci troviamo davanti a un giudice che si sente onnipotente e che vuole sostituirsi al governo e al parlamento.

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