Champions, Roma e Inter agli ottavi

I nerazzurri battono il Fenerbahce 3-0, conquistano il primo posto e si qualificano per gli ottavi con un turno di anticipo. I giallorossi vincono largo (4-1) sul campo della Dinamo Kiev

Champions, Roma e Inter agli ottavi

Milano - Prima e sola: l’abitudine comincia a prender corpo anche in Europa. Tre gol per chiudere il discorso di Champions, almeno fino a febbraio: appuntamento per gli ottavi. Ora la partita con il Psv sarà solo un’amichevole. Quella con il Fenerbahce è stata una nenia, poi diventata serenata d’autore. Cruz e Ibra, che in due fanno il bello e il brutto, ma anche il cattivo per gli avversari, hanno scardinato il castello dei turchi. Luis Antonio Jimenez, il cerbiatto cileno sul quale Mancini aveva puntato, finora a vuoto, ha ripagato un pizzico di fiducia con una bella giocata finita ad arrotondare il risultato, ormai scontato. Inter che non perdona, Ibra che non molla la voglia del gol: 5 partite in coppa e 5 reti, alla faccia dei presunti complessi europei.

Poco pubblico, la Champions nerazzurra è sempre desolante, o quasi, guardando le tribune di San Siro. Atteggiamento snobistico o consapevole dei limiti? Il tempo dirà. Ieri sera, per vero dire, la squadra ha faticato almeno un tempo ad accrescere entusiasmo e curiosità. Mancini ha provato l’effetto choc con una mossa chic: dentro Chivu a centrocampo, come predica da quando è arrivato il romeno. Segnale di debolezza più che di forza ed infatti la resa, soprattutto all’inizio, è stata pari all’idea: Chivu un po’ imbalsamato, comunque a disagio, il piede d’oro incellofanato dalla confusione d’idee. Un quadro di tutto il primo tempo nerazzurro: poche occasioni per tirare in porta, quelle poche (due) capitate alla mira sbilenca di Stankovic, eppoi gran correre per tutti.

I turchi hanno lavorato secondo usi e abitudini, affidando ad Alex la regia offensiva, creando spazi per Roberto Carlos, tenendo guardia alta nella fase difensiva. L’Inter ha assestato il suo rombo a centrocampo, con Stankovic ispiratore, poco ispirato, delle punte. Ibra ha colpito la miglior palla dopo otto minuti, trovando la gamba di Roberto Carlos a rimbalzare il pallone. Cruz si è dannato cercando spazi e incursioni. Snocciolarsi di tentativi, cavalcate della buona volontà, lento prender corpo di un certo senso d’impotenza. Inter da grattacapo più per Mancini che per gli avversari: la forma di Stankovic, il faticoso prodigarsi dei centrocampisti, qualche stravaganza difensiva hanno detto che la squadra non si trova proprio in un momento di forma brillantissima. Pochi tiri in porta (1-1 alla fine del primo tempo; 15-13 alla conclusione). Non a caso la partita di San Siro, all’intervallo, era l’unica senza gol fra le sette serali di Champions. Unico dubbio, a carico dell’arbitro, un gomito messo davanti al muso di Chivu, appena entrato in area dopo una bella triangolazione fra Ibrahimovic e Cruz. Ci poteva stare anche un’idea da rigore, ma Plautz non ci ha sentito.

Ci voleva qualcosa di più. In sintesi: il gol scacciapensieri. E l’Inter, come avesse davvero riassestato le idee nell’intervallo, ci ha preso subito. Un primo batter di cuore, provocato da un tiro da fuori area di Alex, è stato ripagato nemmeno un minuto dopo dal colpo di stecca del solito noto. Maxwell, tornato al cross dopo lunga latitanza, ha pescato il piede-killer di Cruz, che ha assestato la palla col petto infilandola in rete: il primo gol di quest’anno in Champions, il diciassettesimo in 40 partite di Champions. Niente male come media.

Detto e fatto: il gol ha sciolto l’Inter e il Fenerbahce, seppur in senso opposto. E la qualificazione si è fatta solida e sostanziosa quando Ibra è stato pescato da un traversone, sempre proveniente da sinistra (stavolta di Chivu), e davanti alla figurina di Roberto Carlos, che si deve essere sentito nano più che mai, ha scaricato il suo cannone e la palla in rete.

Operazione compiuta.

Ma, a dimostrare d’essere artista nella testa e non solo nel piede, Ibra, mentre gli altri sbagliavano ancora qualche gol (leggi Suazo e Cruz), si è dedicato ad un’operazione di raffinato cesello: ha cercato l’ammonizione (era diffidato), finché l’arbitro non c’è proprio cascato. Perfetto, squalificato alla prossima col Psv, pronto e pulito per gli ottavi di finale. Insomma c’è gol e gol.

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