Chiama il taxi dopo l’omicidio, incastrato il killer

Incastrato dalle tracce di sangue lasciate sulla guida telefonica alla voce «Radiotaxi». Perché l’assassino, per andarsene dal luogo del delitto, ha chiamato l’85-85. Forse illudendosi di dileguarsi in il più in fretta possibile e di farla franca, di fatto firmando la sua condanna con il Dna. È infatti sicuramente lui, un immigrato tunisino di cui si conoscono profilo genetico e numero di telefono ma non ancora nome e cognome, ad aver ucciso Veronica Crosati, la prostituta brasiliana di 45 anni trovata morta alla fine di luglio dopo una decina di giorni dall’uccisione nel suo appartamento in zona Cenisio. Il nordafricano sarebbe un cliente occasionale che ha ucciso, probabilmente, dopo aver consumato un rapporto sessuale con la donna e quindi, anziché pagarla, aver tentato di rapinarla, sottovalutando la sua reazione. E adesso gli investigatori della sezione omicidi della squadra mobile aspettano solo di poterlo catturare.
Il pomeriggio del 26 luglio scorso sono i vicini a chiamare la polizia e i vigili del fuoco in via Salvioni 6: dal monolocale dove vive l’inquilina sudamericana proviene un cattivo odore. La porta di casa è chiusa, ma senza chiavi. Quando i pompieri e gli investigatori entrano trovano il cadavere della Crosati in avanzato stato di decomposizione supino, tra il letto e una parete. La casa è completamente a soqquadro, ma non ci sono tracce di stupefacenti. Manca però il telefonino della donna.
La poveretta indossa slip e reggiseno, è stata uccisa con due coltellate, una profonda all’addome e l’altra alla gamba destra, come dopo una violenta colluttazione con il suo assassino; accanto al corpo c’è l’arma del delitto: un coltello da cucina con una lama lunga una trentina di centimetri. La guida telefonica è aperta alla voce «Radiotaxi». L’assassino si è servito di un’auto pubblica per allontanarsi? Intanto, su quelle pagine, ci sono tracce di sangue che vengono isolate per tentare di risalire al Dna.
Iniziano le indagini. Su richiesta dei pm Giulia Mazza e Giuseppe D’Amico insieme alla polizia lavora un noto biologo-genetista che, proprio da quelle tracce di sangue, risale a una specie umana, a una razza. «Al 90-92 per cento si tratta di un uomo tunisino» spiega lo specialista. E, piano piano, il quadro dell’inchiesta prende una forma. Viene ritrovato, infatti, il telefonino della donna che, nel frattempo, è passato di mano ben 4 volte tra altrettanti marocchini (tutti indagati per ricettazione). Nessuno dei loro profili genetici corrisponde a quello ricavato dal sangue lasciato sulla guida telefonica in casa della Crosati, ma sul cellulare è rimasto impresso il numero dell’ultima persona che ha chiamato la prostituta (quello dell’assassino) e proprio il numero del Radiotaxi, l’85-85. Così si risale al tassista che ricorda di aver caricato in via Salvioni, una decina di giorni prima del ritrovamento del cadavere, quel cliente straniero.


Le conferme finali arrivano dai tabulati telefonici del ricercato, esiti che chiudono il cerchio con i risultati del profilo genetico: l’assassino, subito dopo l’omicidio, si è recato in Tunisia e poi nel nord Europa. Da dove ora gli investigatori attendono che faccia una telefonata...

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