Chiusa la centrale Enel, dieci indagati

RomaAveva annunciato iniziative pesanti nel caso in cui fossero state riscontrate carenze strutturali nella sicurezza della centrale Enel di Torrevaldaliga Nord, dove sabato scorso un operaio è morto mentre eseguiva un intervento di manutenzione. Ed è stato di parola. Il sindaco di Civitavecchia Giovanni Moscherini ha deciso di chiudere con un’ordinanza urgente l’impianto per il tempo necessario a fare chiarezza su quanto accaduto. Perché «tre morti in tre anni sono troppi» e perché gli operai che ieri non hanno lavorato per ricordare il collega morto e che accusano l’Enel di «mandarli ogni giorno allo sbaraglio», meritano di essere ascoltati.
Dunque, da questa mattina, cancelli chiusi. Produzione e cantiere fermi, in attesa che un apposito organismo di controllo faccia tutte le verifiche necessarie. In una prima fase «a freddo», che comporterà controlli mentre la centrale non è in funzione, e in una seconda «a caldo», a produzione riattivata. «Nel periodo di chiusura - assicura il sindaco - utilizzeremo gli ammortizzatori sociali, probabilmente la cassa integrazione, per garantire un reddito ai lavoratori». Gli operai coinvolti sono circa 1.500, di cui 1.100 lavorano per le ditte appaltatrici (sulle quali verrà condotta una verifica parallela per accertare che non ci siano abusi e che il livello salariale sia adeguato) e circa 350 direttamente per l’Enel. Lo stop alla centrale riconvertita a carbone pulito non avrà comunque ripercussioni sulla rete elettrica e sulla distribuzione di energia. Gli operai hanno accolto la decisione del sindaco con un applauso: «Dedichiamo quella di oggi, che consideriamo una nostra vittoria per arrivare a lavorare in sicurezza, al nostro collega Sergio Capitani».
I magistrati, intanto, hanno iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo i nomi di dieci persone, sette dirigenti dell’Enel, due della ditta di manutenzione Guerrucci, dove lavorava la vittima, e uno dell’impresa Chiodi. A loro carico sarebbero emerse responsabilità in merito alla mancanza di sicurezza del luogo di lavoro. Nel fascicolo d’inchiesta c’è già una prima informativa dei carabinieri e dei tecnici dell’ispettorato del Lavoro che hanno ricostruito le drammatiche fasi dell’incidente. I primi riscontri avrebbero escluso che sia stata un’esplosione a causare il violentissimo getto di acqua e ammoniaca fuoriuscito da una tubazione sulla quale gli operai stavano lavorando per eliminare un’ostruzione. Spetta ai magistrati chiarire perché nella tubazione ci fosse ancora una forte pressione nonostante fosse stata messa in sicurezza. I colleghi di Capitani hanno le idee piuttosto chiare sulle responsabilità della tragedia: «Chi deve rispondere di quanto accaduto è chi ha firmato il “foglio della sicurezza” dando l’ok per l’intervento. Poteva accadere a chiunque di noi perché se inserisci una sonda in un tubo otturato dove la pressione non viene prima fermata, questo tubo non può che esplodere». Nel corso di un incontro con il sindaco, prima che fosse decisa la chiusura della centrale, alcuni colleghi di Capitani hanno fatto notare che «se l’incidente si fosse verificato in un giorno feriale con tutte le maestranze al lavoro sarebbe stata una strage». Ieri, per gli operai, otto ore di sciopero. Loro, però, non lo chiamano così: «Non lavoriamo perché siamo in lutto e dedichiamo questa giornata a Sergio e alla sua famiglia». Un centinaio di dipendenti delle ditte esterne hanno anche occupato l’aula del Consiglio comunale di Civitavecchia. L’Enel è tornata ieri a ribadire che la «sicurezza sui luoghi di lavoro è una priorità assoluta» e che «i quattro tecnici erano informati sul tipo di attività da eseguire e sulle precauzioni da adottare». Il gruppo ha però precisato di non condividere la decisione del sindaco perché le «verifiche potevano essere effettuate senza fermare l’operatività del sito».
Migliorano intanto le condizioni dei tre feriti, uno dei quali è stato dimesso. Il neo presidente della Regione Lazio Renata Polverini ha incontrato la famiglia dell’operaio morto.

«Queste tragedie non devono più accadere - ha detto -, se il sindaco è arrivato ad una decisione così drastica avrà le sue buone ragioni». La centrale era stata oggetto di un «sequestro preventivo» chiesto lo scorso gennaio dalla Procura di Civitavecchia per questioni amministrative. La richiesta venne poi rigettata dal gip.

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