Si dice che il Tour de France inizia a fare sul serio quando si arrivano sulle storiche vette dei Pirenei. Se le cose stanno così, il verdetto del tappone pirenaico di oggi è davvero significativo: Tadej Pogacar è in forma smagliante e sembra averne davvero più di tutti. Dopo una lunga fuga, il campione sloveno fa prima partire il gregario Adam Yates per poi mettere un attacco perentorio cui Vingegaard ed Evenepoel non riescono a reagire. L’ascesa verso il Pla d’Adet è una passerella trionfale per il capitano della Uae Team Emirates, che stacca di 39 secondi il danese ed oltre un minuto il belga. C’è ancora tanto da correre ma, almeno a giudicare da quanto si è visto oggi, chi vorrà strappare il Tour a Pogacar dovrà fare davvero un’impresa.
L’ombra del virus e tanti attacchi
Nonostante questa sia una delle tappe più dure, diversi provano ad attaccare da subito: i primi a partire sono Campenaerts e Mathieu van der Poel ma non si tratta di un attacco deciso. A facilitare il compito del gruppo il fatto che i primi 70 chilometri di questa tappa si corrano in pianura: ritmo comunque piuttosto elevato, attorno ai 50 km/h, con il solito Jonas Abrahamsen in testa ad attaccare. Ogni volta che un gruppetto di ciclisti prova un’azione viene rapidamente ripreso da un gruppo che non ha davvero voglia di rischiare niente: a 112 chilometri dall’arrivo ci provano Van der Poel, Coquard, De Lie e Beullens ma il vantaggio nei confronti del gruppo è ancora nell’ordine di 20 secondi. Nel frattempo, preoccupazione per il diffondersi del Covid all’interno del peloton: Geraint Thomas è risultato positivo ma per ora rimane in corsa.
A 100 chilometri dall’arrivo, Lazkano, Cort, Vauquelin e Garcia Pierna riescono a raggiungere i fuggitivi ma alle loro spalle un gruppo di circa 15 ciclisti è ad una trentina di secondi di ritardo. Il peloton vero e proprio è a circa due minuti dai fuggitivi ma la situazione si movimenterà sicuramente nell’avvicinamento al traguardo volante. Il vantaggio della fuga aumenta progressivamente mentre gli inseguitori, tra i quali spicca Ben Healy, Kwiatkowski e la maglia verde Girmay, rimangono sempre a circa 30 secondi. Questa è sicuramente la fuga di giornata ma ci sono ancora tantissime montagne da scalare. Il traguardo volante vede Coquard battere Girmay e Philipsen ma la mente di tutti va al Tourmalet, che è proprio dietro l’angolo: con i velocisti che salgono del proprio passo, i 19 fuggitivi hanno circa 4 minuti di vantaggio sul gruppo ma da qui al traguardo tantissimo potrebbe cambiare.
Lazkano primo sul Tourmalet
A 78 chilometri dall’arrivo, il peloton è a 4’15” di distacco con Van der Poel e Sean Quinn a portarsi in testa a tirare. Le fatiche dei giorni scorsi costringono diversi ciclisti a perdere terreno dalla testa: i primi a staccare sono Campenaerts e Vauquelin ma Rui Costa e Grellier li seguono dopo poche centinaia di metri. Geschke e Juul-Jensen si staccano a metà salita ma le rampe più dure del Tourmalet non sono ancora arrivate: massima attenzione a cosa sta succedendo nel gruppo maglia gialla, dove per ora la Uae sembra accontentarsi di tenere il distacco dai fuggitivi sui quattro minuti. I ciclisti in fuga collaborano ancora al meglio ma il ritmo è troppo elevato per Geraint Thomas, che è costretto a perdere terreno a circa sei chilometri dallo scollinamento della salita più famosa del Tour. La Uae rimane costantemente in testa al gruppo, che a circa 2,5 chilometri dal GpM ha rosicchiato una quindicina di secondi ai fuggitivi.
Ad 800 metri dalla vetta, Gaudu prova ad attaccare ma è subito seguito dallo spagnolo Lazkano: i due si guadagnano una decina di secondi e poi in volata è il ciclista della Movistar ad avere nettamente la meglio, portandosi una decina di secondi in avanti. Mancano ancora più di 50 chilometri al traguardo e restano da affrontare due salite altrettanto temibili. I 17 chilometri di discesa sono molto tecnici e devono essere trattati con il dovuto rispetto per evitare cadute ma ecco che arriva una pessima notizia per i tifosi azzurri: il campione d’Italia Alberto Bettiol è costretto al ritiro, non si sa se per qualche problema muscolare o per un malanno. Se il ciclista francese Bruno Armirail dà il meglio sulla discesa, toccando i 107,9 km/h, si tratta solo di una pausa, visto che la seconda ascesa di giornata, l’Hourquette d'Ancizan, è dietro l’angolo.
Si decide tutto sul Pla d’Adet
I dieci di testa salgono con una certa regolarità ma il gruppo maglia gialla ha recuperato qualcosa ed è a circa 3 minuti di distacco. Il GpM di seconda categoria non è sicuramente la salita più famosa di questa tappa e viene affrontato con regolarità dai dieci fuggitivi: alle loro spalle, Politt e Pogacar sempre vicini alla testa del gruppo per provare a ricucire sulle rampe più dure e, magari, giocarsi il tutto per tutto sul Pla d’Adet. Il lavoro della Uae sembra funzionare: a 6 chilometri dalla vetta, il distacco del peloton è di 2’47” mentre perdono contatto dalla testa sia Mathieu van der Poel che Magnus Cort. Più che si sale verso la vetta, più che il gruppo dei fuggitivi inizia a disintegrarsi, con il gruppo che è molto più compatto e sale con un buon ritmo. A tre chilometri dallo scollinamento, il quintetto di testa ha poco più di due minuti di vantaggio ma rimangono alcune rampe poco simpatiche prima di arrivare al GpM.
Dei cinque in testa, lo spunto giusto per portarsi a casa il massimo dei punti per la classifica scalatori lo trova David Gaudu ma il vantaggio dei fuggitivi precipita molto rapidamente sulla discesa che porterà all’ultima salita di giornata e all’arrivo in quota sul Pla d’Adet. I primi chilometri di salita sono già attorno al 10% di pendenza: troppo per Kwiatkowski, che perde terreno fin da subito nei confronti di Gaudu e Ben Healy, che sembrano averne più di tutti. L’irlandese mette un contrattacco nei confronti dell’idolo di casa che stringe i denti ma è costretto a perdere terreno: il gruppo invece vede in testa il gregario di Pogacar Sivakov a preparare il terreno per un possibile attacco della maglia gialla. Quando in testa si porta Almeida, è chiaro che il piano della Uae sia quello di sfiancare i gregari dei rivali ma gli uomini classifica rimangono sempre lì, pronti a reagire al campione sloveno.
Invece dello strappo di Pogacar, a partire è invece Adam Yates, che guadagna rapidamente una quindicina di secondi ma nessuno dei domestiques di Evenepoel o Vingegaard si lancia al suo inseguimento: marcare la maglia gialla rimane la priorità numero uno per tutti. L’azione del britannico è di quelle importanti ed il distacco da Healy cala metro dopo metro: a questo punto la vittoria di tappa è un obiettivo più che ragionevole. A cinque chilometri dalla vetta, l’irlandese inizia a guardarsi alle spalle con preoccupazione mentre il vantaggio di Yates sul gruppo è di una trentina di secondi. Puntuale come un orologio svizzero ecco l’attacco di Pogacar: Evenepoel e Vingegaard reagiscono con un attimo di ritardo ma nel giro di poche centinaia di metri il duo della Uae si porta in testa. Un chilometro dopo l’inglese non ne ha più e la maglia gialla si lancia verso la vittoria di tappa: il danese, però, è un diesel e sembra in grado di recuperare terreno. Il duello a distanza è emozionante, con la maglia gialla ad una ventina di secondi mentre Evenepoel e Rodriguez vengono inesorabilmente staccati. Gli ultimi chilometri sono una passerella trionfale per Pogacar, che allunga sempre di più sui rivali, vincendo in maniera enfatica sul Pla d’Adet.
@TamauPogi, master of Pla d’Adet!
— Tour de France (@LeTour) July 13, 2024
@TamauPogi, maître de Pla d’Adet !#TDF2024 pic.twitter.com/dsum1dHth3
La classifica
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La tappa di domani
La seconda settimana del Tour de France si chiude con una tappa che difficilmente potrebbe essere più dura. Per celebrare la presa della Bastiglia, la carovana della Grande Boucle dovrà affrontare 4.500 metri di dislivello complessivo ripartiti in quattro salite di prima categoria ed una scarpinata di quasi sedici chilometri sull’ascesa hors categorie del Plateau de Beille. Inutile dirlo, per chi non mangia pane e montagne, la vera impresa sarà arrivare al traguardo.
Avere così tante salite nella stessa tappa non può che incoraggiare gli scalatori più ardimentosi: per partire da lontano servirà comunque tanto coraggio e parecchie energie.
Il fatto che si tratti della festa più sentita di Francia spingerà sicuramente qualche ciclista transalpino a provare a portarsi a casa la tappa: un francese non vince il 14 luglio dal 2017, quando ci riuscì Barguil. L’attenzione di tutti, però, sarà concentrata sull’ennesima puntata del duello infinito tra Pogacar e Vingegaard.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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