Ciechi con patente e porto d’armi La grande truffa dei falsi invalidi

Stando all’indagine della Guardia di finanza tra pensioni e assegni di accompagnamento lo Stato ci ha rimesso quattro milioni di euro

Come ogni cittadino rispettoso dell’autorità, quando la Guardia di finanza l’ha convocato per lo svolgimento di alcune pratiche, si è subito recato, da solo, alla guida della propria automobile, alla caserma più vicina. Qui, seduto alla scrivania, di fronte a due militari, ha riconsegnato i moduli, dopo averli diligentemente letti e firmati. Sbrigata la formalità, stava per andarsene, quando, improvvisamente, la domanda che proprio non si aspettava: «Scusi, ma lei non dovrebbe essere cieco?». E lì, anche per uno che da anni truffa lo Stato, è veramente difficile tirare fuori, così su due piedi, una spiegazione convincente.
Ma la vera domanda qui è un’altra: come avrà fatto il tenente colonnello della Gdf Giuseppe Molorolo a non scoppiare a ridere nel presentare ieri alla stampa i risultati dell’operazione «Gerico»? Già, perché la scenetta sopra descritta non è che uno degli espedienti che i finanzieri del Nucleo speciale spesa pubblica e repressione frodi hanno approntato per smascherare i 74 falsi ciechi italiani che da anni ricevevano la pensione di invalidità: un danno alle casse dello Stato da 3 milioni e 800mila euro.
L’operazione è stata compiuta dagli uomini del colonnello Fernando Verdolotti su tutto il territorio nazionale. Il blitz è partito dai controlli incrociati effettuati sulle posizioni delle 55.599 persone che, in base ai dati Inps e Inail, risultavano percepire la pensione di invalidità e indennità di accompagnamento perché cieche. Questi dati sono stati incrociati con altri database, dall’anagrafe tributaria, a quelli del ministero dell’Interno, i casellari, motorizzazione civile e quant’altro. «Da questi controlli documentali - ha spiegato Molorolo - sono stati individuate 371 persone che presentavano vari elementi di rischio, ovvero indici che facevano sorgere il sospetto di indennità indebitamente percepita perché rivelavano attività in contrasto con lo status di cieco: il possesso o il porto d’armi, patenti di guida, reati come guida senza patente, furto, rapina». Da questa «black list» è partita un’indagine su tutto il territorio nazionale e i vari nuclei di Guardia di finanza sono stati impegnati in controlli durati in totale tre mesi: pedinamenti, riprese fotografiche, filmati, per smascherare i finti e disinvolti ciechi; e in questo momento della conferenza stampa dev’essere iniziata, per il tenente colonnello, la battaglia contro la ridarella: «Alcuni sono stati sorpresi alla guida di auto o moto. Un altro è stato sorpreso in un centro commerciale concentrato ai video poker. Un altro, come rivelano le segnalazioni del corpo forestale, era stato sorpreso di notte a sistemare trappole in una zona protetta in Toscana». Cieco e bracconiere, dunque; e neanche scarso: quando i militari l’hanno fermato aveva appena catturato un cinghiale. E c’era anche chi percepiva l’indennità ma era segnalato all’autorità giudiziaria per aver sequestrato e violentato una donna.

I controlli effettuati sono stati in tutto 253: la maggior parte dei riscontri positivi è avvenuta in Campania (23,64%), seguita da Lazio (14,55%), Sicilia (14,04%) e Calabria (12,73%). L’unica regione libera da falsi ciechi è il Trentino.

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