Atlas, il nuovo film Netflix Original in uscita oggi, è diretto da Brad Peyton e dedicato all'attualissimo tema dell'intelligenza artificiale.
A livello cinematografico esistono decine di titoli sull’ipotetico dominio dei robot sugli uomini e “Atlas” si inserisce proprio tra quelli, ma sarebbe un errore liquidare l’opera come meramente derivativa. Pur essendo frutto di una miscellanea d'ispirazioni, “Atlas” infatti omaggia al meglio il genere cui appartiene ed è un prodotto Netflix Original qualitativamente superiore a quelli a cui siamo abituati.
In un futuro non meglio specificato, siamo in una Los Angeles che vede i robot introdotti in ogni ambito della società e del quotidiano; convivono con gli uomini in veste di risorsa ora sanitaria, ora culturale, ora difensiva e così via. Un giorno però uno di questi robot, Harlan (Simu Liu), modifica alcuni codici riuscendo a convertire tutti i suoi simili alla causa della ribellione. Si prospetta un vero e proprio massacro globale della razza umana, ragion per cui viene creata la ICN, Conferenza Internazionale delle Nazioni, che organizza un esercito in grado di tenere testa a quello robotico. In effetti Harlan viene costretto alla fuga nello spazio ma promette di fare ritorno per terminare ciò che ha iniziato. Trascorsi 28 anni, Atlas (J-Lo), figlia di chi aveva progettato e costruito Harlan, è l'analista in forza alla ICN che riesce a scoprire il pianeta lontano che fa da nascondiglio al nemico. La donna conosce Harlan più di chiunque altro, avendolo avuto da piccola come robot di compagnia, così convince il Generale Jake Boothe (Mark Strong) a spedirla in missione sul campo, affidata alla supervisione del Colonnello Elias Banks (Starling K. Brown). A bordo di innovativi mecha, ovvero esoscheletri AI ad uso militare, ogni soldato diventa una cosa sola con il proprio guscio robotico grazie a una connessione neuronale. Atlas è l’unica a rifiutare questa forma penetrante di interfaccia perché diffida delle intelligenze artificiali, ma verrà il momento in cui per sopravvivere dovrà ipotizzare che non tutte la AI siano uguali.
Il fiore all’occhiello del film sono i dialoghi tra la protagonista e Smith, ovvero l’AI dell’esoscheletro robotico a bordo del quale ha luogo la sua avventura sul pianeta alieno: trovano la luce non solo riflessioni sulla collaborazione uomo-intelligenza artificiale ma anche contenuti subconsci che potrebbero emergere solo in una seduta psicanalitica. La schermaglia verbale tra Atlas e Smith procede tra diffidenza e sarcasmo ma l’intesa cresce grazie a "confessioni reciproche".
Interessante che le ragioni del villain, il terrorista AI, abbiano una loro logica e quindi siano da monito allo spettatore: Harlan è convinto che l'umanità vada sterminata al più presto per come sta riducendo il pianeta, tanto più che l’estinzione sarebbe comunque inevitabile e autoindotta, alla luce dei prolungati pessimi comportamenti degli esseri umani e della loro natura bellicosa.
Buone le sequenze d'azione, tra battaglie e fughe, ma le soggettive videoludiche creano immersione in ambienti talvolta un po’ posticci e dalla computer grafica non all’altezza.
Vincente l’idea di mettere al centro della scena una donna tutt’altro che perfetta e invincibile. Atlas è infatti simpatica perché ostaggio di disagio, caos interiore e misantropia. L’arroganza e il turpiloquio le servono da antidoto all’insicurezza, così come la caffeina, dalla quale è dipendente. Il non essere ancora venuta a patti coi traumi e le ferite del passato la rende debole ma non per questo meno cocciuta e instancabile.
Il film ha più chiavi di lettura, non ultima quella di raccontare il percorso verso la liberazione dal dramma emotivo, eppure sa essere costellato di flebile umorismo e quindi, nel complesso, piacerà a chi cerchi una forma di divertimento intelligente.
Il fatto che una tanto gustosa avventura sia
ambientata in un futuro prossimo venturo non così irreale, rende espliciti, pur senza velleità intellettuali, interrogativi sul domani che ci coinvolgono da vicino.In definitiva, “Atlas” è una gradita sorpresa.
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