
Sin dalla sua genesi come prodotto letterario di Helen Fielding, Bridget Jones è diventata parte dell'immaginario collettivo, un personaggio iconico capace di sconfiggere la temuta prova del tempo, trasformandosi in un elemento imprescindibile nella memoria condivisa. Un risultato che, di certo, è stato reso possibile anche dalla realizzazione dei film, dove l'inglese sovrappeso del titolo era interpretata da Renée Zellweger, costretta a ingrassare per poter interpretare Bridget Jones, donna goffa in cerca del vero amore in quello che è chiaramente un rifacimento moderno di Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen. Non a caso l'eroe romantico di cognome fa Darcy, proprio come lo scapolo da ventimila sterline l'anno che tanto ha fatto dannare Elizabeth Bennett con il suo orgoglio. Uscito nel 2001, Il diario di Bridget Jones è diventato il simbolo del nuovo percorso intrapreso dalle commedie romantiche: messo da parte il romanticismo di film come Notting Hill o C'è posta per te, la nuova corrente poneva al centro del racconto una donna più libera e brillante, dove al romanticismo veniva accompagnata anche una maggiore libertà nel trattare il tema del sesso e del desiderio femminile. La parte più "favolistica" del racconto, però, era assicurata comunque dalla presenza di un triangolo amoroso: da una parte l'affiscinante quanto inaffidabile Daniel (Hugh Grant), dall'altra l'apparentemente freddo e distaccato Mark Darcy (Colin Firth). Ed è stata proprio la storia d'amore con Mark Darcy a rappresentare il fil rouge di tutta la saga, da Che pasticcio Bridget Jones fino a Bridget Jones's Baby. Non sorprende, dunque, che quando è stato annunciato un quarto film senza Mark Darcy i fan abbiano dato voce al loro scontento.
L'elaborazione del lutto, un tema inaspettato
Bridget Jones - Un amore di ragazzo - che arriva al cinema il 27 febbraio, dopo un'anteprima in occasione di San Valentino - parte proprio con un evento inaspettato: Mark Darcy è morto e Bridget deve vedersela con l'elaborazione del lutto, mentre cerca di essere una buona madre per i suoi due figli. Inaspettatamente, proprio l'elemento che rischiava di far naufragare l'intero progetto cinematografico, risulta essere uno dei motivi principali per cui questo quarto capitolo merita di essere visto. Se da una parte è logico pensare alla saga nata dalla penna di Helen Fielding come a una commedia brillante dalle venature fortemente romantiche, il vero punto di forza dell'intera operazione è sempre stata quella di centrare tutto il fulcro emotivo e narrativo sulla sua protagonista. Se, nel secondo e nel terzo capitolo soprattutto, Bridget Jones sembrava spesso fuori fuoco, come se non avesse più niente da dire, in questo quarto (e presumibilmente ultimo) episodio torna ad essere se stessa. Il punto è che la protagonista deve ricostruire se stessa sulle ceneri del suo ...e vissero per sempre felici e contenti. Quella che all'inizio sarebbe potuta apparire come una mossa furba per azzerare il racconto e permettere alla Fielding di ridare il via alla sua saga più famosa, costruendo nuove relazioni sentimentali, diventa invece il cuore della trasposizione cinematografica. Ecco allora che Bridget Jones - Un amore di ragazzo non è solo una commedia dall'aria un po' malinconica, ma una pellicola che affronta con leggerezza (e non con superficialità) temi come il lutto, la solitudine e persino le aspettative della società nei confronti di una madre single, che non riesce a tenere in ordine la casa nello stesso modo in cui non riesce a tenere in ordine i suoi pensieri. Si tratta dunque di un film maturo, ben scritto, che riflette su quello che porta sul grande schermo e che anela alla rappresentazione verosimile di una donna quasi cinquantenne che si trova in quella zona d'ombra dove non è più una ragazza e non è ancora anziana. Una terra di nessuno dove sentirsi smarriti e senza punti di riferimento. Ed è per questo che i due uomini che Bridget Jones frequenta in questo film sono anche loro agli opposti: da una parte un ragazzo molto più giovane di lei, che rappresenta l'innocenza di un tempo, e dall'altra un professore di scienze, maturo e pacato, che sembra rappresentare pedissequamente la tanto decantata età della ragione.
Bridget Jones, tra malinconia e bisogno di sorridere (ancora)
Questa strategia narrativa, che insieme fa largo uso anche di una comicità mai gratuita o puerile, fa sì che il quarto capitolo dedicato alle avventure di Bridget Jones funzioni quasi quanto il primo, sebbene esso rimanga inarrivabile. A tutto questo, inoltre, si aggiunge qualche strizzata d'occhio ai fan della prima ora, a quegli spettatori che già c'erano nel 2001 e hanno lasciato che Bridget Jones diventasse un simbolo di una femminilità più libera ma anche più imperfetta, che fosse lontana dagli standard inarrivabili di un certo tipo di cinema di fine anni Novanta. Non mancano, quindi, numerosi riferimenti ai film precedenti e alle scene più iconiche, come i famosi "mutandoni" del primo film o gli immancabili amici di Bridget, che sono cresciuti ma non sono mai cambiati. Non manca nemmeno Daniel Cleaver, che deve affrontare l'invecchiamento e i cambiamenti del suo fisico, interpretato da uno Hugh Grant che continua a dimostrare le sue doti istrioniche che vanno al di là del suo essere un "eroe da commedia romantica" Un elemento rassicurante, quello dell'effetto nostalgia, che conferisce all'intera operazione filmica un tono di familiare serenità che è un altro elemento che fa sì che Bridget Jones - Un amore di ragazzo sia un film da andare a vedere.
Perché questo quarto capitolo ci ricorda che la vita non va sempre come avevamo sognato e che ci saranno sempre persone pronte a giudicare scelte e situazioni eppure, nonostante questo, ci sarà sempre un motivo per tornare a sorridere. E, in questi tempi precari e incerti, è un messaggio niente affatto scontato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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