"Il ragazzo dai pantaloni rosa". Da oggi su Netflix il film anti-bullismo

La pellicola, grande successo al botteghino, racconta la storia commovente di Andrea, quindicenne romano, prima vittima di un meccanismo infernale di derisione ed esclusione. La testimonianza della madre, premiata al Quirinale

"Il ragazzo dai pantaloni rosa". Da oggi su Netflix il film anti-bullismo

“Le parole uccidono”. Non solo le aggressioni fisiche, o i gesti ostili, o le minacce. “Le parole sono come dei vasi di fiori che cadono dai balconi. Se sei fortunato li schivi e vai avanti sulla tua strada, ma se invece sei un po’ più lento, ti centrano in pieno e ti uccidono” osserva amaramente Andrea Spezzacatena.

Andrea aveva appena compiuto 15 anni quando decise di togliersi la vita, il 20 novembre 2012, a Roma. Era un ragazzo pieno di talento, eccellente a scuola, bravo nel canto, amante del cinema, sensibile e altruista. Erano state le parole crudeli degli altri a isolarlo, ponendolo al centro di una dinamica perversa di esclusione e dileggio che lui, appena adolescente, non fu in grado di sopportare.

La sua storia ha ispirato “Il ragazzo dai pantaloni rosa”, film del 2024 di Margherita Ferri che da oggi (mercoledì 19 marzo) è in streaming su Netflix. Delicato eppure straziante, parte come un film di genere, dedicato alla vita normale di una famiglia normale, alle prese con gioie e problemi normali, e poi ricostruisce quel meccanismo implacabile che mortifica Andrea, prima socialmente e poi umanamente. Si parla di bullismo.

Il primo autore a usare il termine fu un medico e conduttore radiofonico ebreo di origine tedesca: Peter Paul Heinemann, fuggito nel 1938 in Svezia, assieme alla sua famiglia, a causa delle persecuzioni razziali. Sulla scorta anche delle drammatiche vicende storiche che avevano colpito la sua famiglia e il suo popolo, Heinemann definì il bullismo come un'aggressione di gruppo verso un individuo o un altro gruppo, e i bulli come "bambini altrimenti normali che in particolari circostanze diventano loro malgrado aggressivi".

Molte cose sono cambiate da allora. Tra queste la tecnologia che può aggravare ed esacerbare l’impatto degli atti di bullismo, accentuandone uno dei caratteri più dolorosi: la reiterazione. Le demoscopiche indagini evidenziano quanto il fenomeno sia diffuso. Per esempio la ricerca Istat “Bambini e ragazzi: comportamenti, atteggiamenti e progetti futuri”, realizzata tra maggio e ottobre 2021, attesta come il 9,4% degli intervistati (un campione di 350 mila ragazzi) abbia dichiarato di aver assistito in prima persona o di essere venuto a conoscenza di episodi di bullismo o cyberbullismo sui suoi compagni di scuola, soprattutto nelle scuole secondarie di primo grado (11,7%, contro il 7,9 delle scuole secondarie di secondo grado).

La storia di Andrea, prima vittima del bullismo, è diventata un simbolo. E il successo del film ne è stato la conferma. Il 7 febbraio, Giornata nazionale per la prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo, il film è tornato nelle sale. In tutto, la pellicola ha incassato quasi 10milioni, e fino a pochi mesi fa era secondo tra i film italiani più visti dalla pandemia. Lo impreziosisce un brano composto e interpretato da Arisa, pare scritto per il film.
Commuove la parabola del protagonista (interpretato da Samuele Carrino), deluso da un amico che non è sincero, anzi si rivela ambivalente e cinico, e lo sceglie come bersaglio delle angherie del suo gruppo di sbruffoni. Simbolo della derisione ai danni di Andrea sono quei pantaloni rosa, usciti fuori da una lavatrice che ha stinto il rosso originario. Quei pantaloni, indossati comunque da Andrea con noncuranza per le opinioni altrui - e apprezzati dalla sua vera amica, Sara - vengono invece presi a pretesto dai bulli per assumerlo implacabilmente come diverso, a diventano una delle leve che finirà per schiacciarlo.

Commuove anche la figura della madre, Teresa Manes, essa stessa diventata emblema e testimone della lotta al bullismo. In questi 12 anni ha incontrato migliaia di studenti in centinaia di scuole e oggi fa parte del Tavolo tecnico per la prevenzione e il contrasto del bullismo e del cyberbullismo, incaricato dal ministero dell’Istruzione di lavorare a un piano di azione e a un sistema di raccolta dati finalizzato al monitoraggio dell’evoluzione del fenomeno. Per questo impegno, al Quirinale, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella le ha conferito l’onorificenza di Cavaliere. “Qualcuno avrebbe definito mio figlio Andrea un " bambinone" – ha scritto Teresa sui suoi seguitissimi social - La verità lo vedeva invece ben educato. Forse pure troppo, col senno del poi. Ma io non ce l'ho fatta a educare alla violenza o all'occhio per occhio. Questo non significa che mio figlio uscisse indenne dagli sberleffi. Tant'è che è finita come sapete. Io non sono riuscita a vedere per tempo la sua sofferenza. Sono stata ingannata dalla maschera che lui indossava. Bisogna andare oltre l'apparenza. Questa è la verità”.

Anche l’attrice che la interpreta, Claudia Pandolfi, si è mostrata sinceramente colpita dalla storia e in un'intervista a Vanity Fair ha detto: “Il bullismo è una piaga sociale, riguarda tutti. Questo film lo farò vedere anche al più piccolo dei miei figli, e dovrebbero vederlo anche i genitori. Raccontare la storia di Andrea è un dovere”.

Teresa torna spesso sulla vicenda sua, e di suo figlio maggiore.

“Andrea – ha scritto di recente - è diventato un pezzo di storia di un cambiamento culturale di cui i giovani sono i protagonisti e se ne fanno portavoce. Andrea è uno di loro, morto per il riscatto delle nuove generazioni”.

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