Luca Telese
da Roma
«Mira-fuori». Nel giorno del grande ritorno in campo di «Cipputi», nel giorno in cui le tute blu fanno di nuovo sentire la loro voce, non puoi non iniziare il viaggio negli umori profondi della sinistra, partendo dalla redazione de Il manifesto, lultimo giornale che ha ancora statutariamente a cuore le sorti della classe operaia. A seguire la rovente assemblea di Torino, per il «quotidiano comunista» cera una vecchio conoscitore di Mirafiori, Loris Campetti, firma storica del giornale. E se non ci fosse stato laccordo sulle coppie di fatto, ovviamente, sulla contestazione ci avrebbero aperto il giornale. Gabriele Polo, a dirla tutta, aveva già pensato a uno degli straordinari titoli che spesso saltano fuori dalla redazione di via Tomacelli: «Non avrebbe potuto che essere questo: Mira-fuori». Splendido. Le parole del direttore de Il manifesto ti fanno capire subito lattenzione con cui la rivolta dei metalmeccanici è stata registrata: «Non cè, ovviamente, nessuna montatura mediatica: è un fatto vero, una reazione profonda a una raffica di minacce che gli operai hanno vissuto sulla propria pelle: la riforma delle pensioni, il braccio di ferro con lazienda sullorario di lavoro, forse anche un senso di abbandono. Gli abbiamo dedicato unintera paginata».
«Le assenze di Epifani». Se ti affacci in via del Policlinico, per buttare locchio dentro laltra più importante redazione della sinistra radicale, scopri che anche alle rotative di Liberazione sono stati affidati due paginoni sul tema. In prima cè il titolo sugli operai che contestano governo e sindacati, dentro una intervista a Maurizio Zipponi, deputato-operaio di Rifondazione, che osserva: «È un fatto democratico». Anche il direttore, Piero Sansonetti considera la protesta un momento positivo: «Quando ci fu la manifestazione dei precari titolammo: 199.997 in piazza meno tre: Rutelli, Fassino, e soprattutto Epifani. Perché negarlo? La Cgil paga il suo appiattimento verso il governo amico, e probabilmente anche lincredibile assenza della Cgil di quel giorno». Le tute blu vogliono più lotta e meno governo? «Dire che di lotta e di governo deve essere considerato uno slogan buono per tutti. Persino la destra, penso alla Lega, era di lotta e di governo. Come può la sinistra governare e basta? Gli operai stanno dicendo alla sinistra, e al loro sindacato, che se si governa e basta muore la politica».
La sinistra catodica. Anche ai «televisivi» puri il ritorno delle tute blu piace assai. Spiega Corrado Formigli, di Controcorrente, la striscia informativa di Sky: «Avessi pensato che ci sarebbe stata la contestazione avrei mandato di corsa una telecamera. Era qualcosa che però era nellaria. Mi ero accorto di uno strano paradosso quando moderando un dibattito alla festa di Liberazione tra Epifani e Ferrero avevo scoperto che il primo, ufficialmente terzo rispetto al secondo, vedeva come il fumo negli occhi la manifestazione dei precari. E invece il secondo, che faceva parte del governo, era entusiasta per il corteo anti-Finanziaria. Insomma, quelli di Mirafiori hanno reso visibile la contraddizione di un sindacalista troppo a destra e di un ministro troppo a sinistra». Anche Daria Bignardi, che conduce uno dei programmi di «tendenza» della tv generalista (ogni venerdì su La Sette) non ha dubbi: «Sì, è vero gli operai tornano protagonisti: tutti a sinistra conosciamo il fascino della... mistica operaia, e questa contestazione in qualche modo lo rinnova. Mi incuriosirebbe e mi farebbe piacere, invitare una tuta blu in una puntata del mio programma. Soprattutto se se ne trovasse uno che non parlasse in sindacalese... Però che siano arrabbiati con il governo certo non mi stupisce».
Gli intellettuali torinesi. Uno storico come Nicola Tranfaglia (deputato del Pdci) non si stupisce: «È inutile negarlo, cera grandissimo scontento, soprattutto fra gli operai di base, per le misure economiche previste dalla Finanziaria. Bisogna risalire ai famosi articoli di Pansa davanti alla Fiat dopo il rapimento di Moro, per ricordare un precedente di distacco dalle organizzazioni sindacali di questo tenore». Poi, con una punta di disincanto: «Penso che per Ds e Margherita la protesta non cambierà molto. Mentre invece per noi e Rifondazione è un fatto grave e preoccupante».
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