La città bombardata dove ormai vivono più gatti che umani

Prima della guerra a Kafr Nabl si contavano 40mila persone, ora ne sono rimaste cento

La città bombardata dove ormai vivono più gatti che umani

Dopo mesi di intensi da bombardamenti da parte delle forze siriane e russe, la città di Kafr Nabl, nell'ultima provincia siriana tenuta dai ribelli, ora ospita più gatti che persone. Umani e felini ora si confortano l'un l'altro nei momenti difficili, scrive Mike Thomson in un suo pregevole reportage per la BBC. La città di Kafr Nabl, un tempo ospitava più di 40.000 persone, ma ne rimangono meno di 100. È difficile indovinare quanti gatti ci sono, ma sicuramente si tratta di centinaia o forse migliaia. In uno scantinato disseminato di macerie, il giornalista racconta di avere incontrato una ragazza, Salh Jaar, che si ripara dalle schegge delle bombe nascosta sotto un massiccio tavolo di legno. Accanto a lei, alcuni gatti restano immobili, gli occhi spalancati, impietriti dal terrore. «È confortante quando i gatti sono vicini - gli dice Salah. Fa sembrare molto meno spaventosi il bombardamento, la demolizione, la sofferenza».

Mentre Mike si siede sotto il tavolo per ripararsi da eventuali proiettili vaganti, la ragazza continua la sua storia raccontandogli che una moltitudine di persone ha dovuto abbandonare la città di Kafr Nabl cosicché la popolazione è diventata quasi insignificante, almeno dal punto di vista numerico. I gatti hanno bisogno di qualcuno che si prenda cura di loro e dia loro cibo e acqua, quindi si sono rifugiati nelle case di coloro che sono rimasti. «Ogni casa ora ha circa 15 gatti, a volte anche di più» gli dice Salah.

Questa area del pianeta non è certamente l'unica, ma la Siria, assieme alla Turchia e alla Grecia, è uno dei paesi dove i gatti non sono proprio sacri, come agli antichi egizi, ma sono tenuti in grande considerazione e, per loro, la popolazione ha sempre un occhio di riguardo fino a considerare un onore che entrino nella propria casa.

Salah lavora come reporter per la stazione radio locale, Fresh FM, anche se i suoi studi originali sono stati ridotti in macerie in un recente attacco aereo. Fortunatamente le strutture della stazione erano state spostate, poco prima, in una città più sicura nelle vicinanze. La stazione radio, che diffondeva i notiziari e i bombardamenti, era popolare tra le persone e, di riflesso, anche tra i gatti. Dozzine di loro hanno eletto le case lì vicino a loro dimora. Il fondatore della radio, l'attivista Raed Fares, ucciso da uomini armati islamisti nel novembre 2018, aveva addirittura assegnato loro un'indennità speciale per l'acquisto di latte e formaggio. Salah ricorda uno dei tanti gatti, ospiti dell'edifico. «Era una femmina bianca con macchie marroni e grandi occhi con uno sguardo intenso. Aveva sviluppato una speciale empatia per Reed, lo seguiva ovunque ed era ammessa a dormire nel suo stesso letto» racconta Salah.

Cessato il pericolo e abbandonato lo scantinato che li proteggeva, Mike e Salah si avventurano fra le strade della cittadina, quasi deserte, se non fosse per la presenza di decine di gatti i cui miagolii assordanti giungono da ogni direzione. Le voci dei gatti possono essere leggere e melodiose oppure stridere per la disperazione di non trovare cibo a sufficienza o di essere rimasti feriti da qualche spezzone di ordigno caduto dal cielo. Camminando per strada, riporta Mike, si è seguiti da 20 e più gatti che ti accompagnano fino al luogo di destinazione e non hanno timore di entrare in casa. Molti di questi, erano di proprietà e, quando i loro padroni hanno dovuto fuggire per i bombardamenti, sono passati dal comfort di una casa dove erano adorati alla ricerca di un posto tra le macerie.

Nonostante le preoccupazioni per la propria vita, a casa di Salah c'è sempre qualcosa da mangiare per i gatti.

«Ogni volta che mangio - dice Salah - mangiano anche loro, si tratti di verdura o semplicemente pane secco. In questa situazione sento che siamo entrambi creature deboli e abbiamo bisogno di aiutarci a vicenda. I nostri occhi s'incontrano e, per un attimo, la pace sembra vicina».

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