Non sarà una passeggiata. Perchè Milano è una di quelle città dove, se cadono per terra 50 centesimi fanno molto più rumore che altrove. Parole sue. Così il nuovo questore di Milano, Alessandro Marangoni, ieri mattina, durante il primo incontro ufficiale con la stampa milanese nel giorno del suo insediamento, tenta un approccio sobrio, non lesinando gli aneddoti personali e il fair play fitto di metafore.
Senza però mai sottrarsi alle domande o, come ha dichiarato proprio lui, «nascondersi dietro un dito». Consapevole che non si può far finta che il «caso Ruby» non esista e non abbia portato agitazione tra i vertici di via Fatebenefratelli. Così come che i tagli della Finanziaria con cui tutti devono fare i conti e che hanno visto i sindacati sul piede di guerra. Occorre quindi dare il meglio con le forze che si hanno a disposizione. Riorganizzare e razionalizzare quindi. «Questo è un momento in cui cè una contingentazione delle risorse strumentali e di uomini, è ovvio che ognuno di noi vorrebbe averne sempre di più - risponde Marangoni a chi gli chiede come intende comportarsi dinnanzi alle evidenti attuali difficoltà di risorse per le forze di polizia -, ma il contesto sociale esige un equilibrio nella distribuzione delle risorse, da condividere con altri settori. Oltre alla sicurezza esistono altre priorità, dalla scuola alla sanità, alla scuola, al welfare...».
Diplomatico, gentile, allapparenza disponibile al dialogo anche spinoso, Marangoni - goriziano, 59 anni a dicembre, sposato e padre di una bimba di 4 anni già questore di Gorizia, Padova e, per ultima, Palermo che ha lasciato da venerdì sera - parla subito di «sicurezza partecipata» con i cittadini come di una sorta di specialità milanese alla quale intende portare il proprio contributo sulla scia dei suoi predecessori. Proseguirà sulla strada intrapresa dal suo rpedecessore Indolfi, puntando sul gioco di squadra. «Milano è una città molto civile, con un senso di legalità che pervade tutte le persone - sostiene -. Per questo come questore mi proporrò sempre come interlocutore con i comitati di quartiere e tutte le associazioni: lavorare sul fronte della vivibilità delle nostre città è un impegno per me di base. Bisogna lavorare sulla sicurezza reale e sulla percezione della sicurezza.
Alla gente non possiamo rispondere con la freddezza dei numeri perché, anche quando non sono allarmanti, sappiamo bene che la guardia non va abbassata. Mai. Soprattutto nella lotta al terrorismo, verso la quale lattenzione è sempre massima dopo quello che è accaduto negli ultimi anni qui a Milano. Sono consapevole di quel che è stato e di quello che non si deve riproporre e soprattutto dei cosiddetti indicatori di attività terroristica, come dimostra il fallito attentato kamikaze di Mohamed Game contro la caserma Santa Barbara o gli arresti, più recenti, di presunti terroristi».
E infine, dopo essersi espresso in maniera forse troppo laconica e scontata sul tema ordine pubblico a Milano dicendo che «La libertà di manifestazione deve coesistere con altre garantite dalla Costituzione» fa capire che, almeno per il momento, con la stampa ha chiuso.
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