La Bce alza ancora i tassi: quanto ci costa (e cosa fare)

Le previsioni degli esperti sono, purtroppo, state azzeccate: ecco cosa potrebbe accadere nell'immediato. Il tasso fisso pare l'opzione migliore

La Bce alza ancora i tassi: quanto ci costa (e cosa fare)

Come prevedibile, la Bce ha ritoccato ancora una volta verso l'alto i tassi di interesse, facendo raggiungere il 3,50% a quello sui rifinanziamenti, il 3% a quello sui depositi e infine il 3,75% a quello applicato sui prestiti marginali. Luis de Guindos, presidente della Banca centrale europea, ha già messo in guardia i ministri delle Finanze degli stati aderenti all'Unione europea: la prima conseguenza, per alcune banche dell'Eurozona, potrebbe essere rappresentata da una certa vulnerabilità consequenziale a suddetto rialzo.

La comunicazione

"Il Consiglio direttivo della Bce segue con attenzione le tensioni in atto sui mercati ed è pronto a intervenire ove necessario per preservare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria nell'area dell'euro", si legge nella nota associata alla comunicazione di rialzo dei tassi di interesse. "L'inflazione dovrebbe rimanere troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato. Pertanto", si legge ancora nel comunicato, "il Consiglio direttivo ha deciso oggi di innalzare di 50 punti base i tre tassi".

"L'elevato livello di incertezza accresce l'importanza di un approccio fondato sui dati per le decisioni del Consiglio direttivo", precisa ancora la Bce, "che saranno determinate dalle sue valutazioni sulle prospettive di inflazione alla luce dei nuovi dati economici e finanziari, dalla dinamica dell'inflazione di fondo e dall'intensità di trasmissione della politica monetaria".

Le conseguenze

Ma cosa potrebbe accadere nell'immediato? La Federazione autonoma bancari italiani (Fabi) pone l'accento sui rischi di innalzamento del peso complessivo di quelle forme di finanziamento a cui numerose famiglie italiane si appoggiano per i loro acquisti (per comprare, ad esempio una casa o un'auto).

Ad oggi i nuclei familiari indebitati risultano essere, secondo Fabi, 6,8 milioni, corrispondenti a circa il 25% del totale della popolazione: la metà di queste (circa 3 milioni e mezzo di famiglie) hanno acceso un mutuo per l'acquisto di un immobile. Tra l'aumento dei tassi sui prestiti dello scorso anno e quello ulteriore più recente, acquistare un'auto a rate (ad esempio del costo di 25mila euro) potrebbe tradursi, in caso di finanziamento decennale con tasso all'11,3%, a un incremento di ben 5.500 euro in più rispetto al 2021.

Mentre le rate dei mutui a tasso fisso erogati fino a fine 2021 e inizio 2022 dovrebbero restare invariate fino alla fine del piano di rimborso, quelle dei "nuovi mutui" sono destinate ad aumentare: la stima di Fabi parla di un raddoppio di quelli a tasso fisso e di un + 42% di quelli a tasso variabile. Per quanto concerne le rate dei "vecchi mutui" a tasso variabile, la crescita è già arrivata mediamente a un + 54%, per cui chi spendeva circa 500 euro ogni mese è arrivato anche fino a 770 euro (270 in più). Con questi nuovi incrementi la situazione non farebbe altro che peggiorare ulteriormente.

Nei "nuovi mutui" a tasso fisso si è saliti da un interesse medio dell'1,8% fino a oltre il 4%, quindi, a seconda dell'offerta proposta dalla propria banca il peso della rata è raddoppiato. Pensare a un +4,9% per quanto concerne quelli nuovi a tasso variabile (dallo 0,6% di fine 2021) genera più di una preoccupazione: per un finanziamento da 150mila euro di durata ventennale la rata mensile sarebbe di 995 euro, ovvero 329 in più rispetto a quella che si sarebbe calcolata poco più di un anno fa (665 euro, + 49,5%).

Forti impatti sulle famiglie italiane

Secondo una stima effettuata da MutuiOnline.it a seguito del rialzo di 50bps, la rata di un mutuo variabile da 140mila euro a 20 anni è ora aumentata del 25,3%, in pratica da 625 euro si passa a 783 euro. Sempre per fare un altro esempio, se prendiamo un mutuo da 250mila euro a 30 anni, la rata è salita del 43,7% (da 793 euro a 1.139 euro). Questi i dati rispetto al mese di febbraio dello scorso anno.

Sulle famiglie italiane, una rata del mutuo a 20 anni inciderà adesso il 30% sul reddito, rispetto al 22% di prima. Con un mutuo a 30 anni, si passerà invece dal 20% al 40% del reddito mensile. Anche MutuiOnline.it, quindi, consiglia in queste circostanze il tasso fisso. "Una scelta ovvia sia per i nuovi mutuatari, sia per chi vuole mettersi al riparo dal continuo aumento delle rate", ha infatti dichiarato Alessio Santarelli, Direttore Generale della Divisione Broking di Gruppo MutuiOnline e ad di MutuiOnline. "La Legge di Bilancio ha reintrodotto anche la possibilità di trasformare i mutui a tasso variabili in tasso fisso con la propria banca, a delle condizioni prestabilite.

Questa norma però non sembra decollare: gli istituiti di credito ci dicono che stanno ricevendo molte richieste di informazioni ma poche richieste effettive", ha aggiunto. Consigliata, dunque, la surroga.

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