I paradisi fiscali (“tax haven”) sono luoghi estremamente ricercati. A questo proposito l’Unione europea ha definito in passato una vera e propria lista nera in cui vengono elencati i luoghi dove il prelievo fiscale è basso o addirittura nullo in termini di tasse sui depositi bancari. L’elenco però è stato recentemente aggiornato e il 19 febbraio 2024 ci sono state delle novità per Bahamas, Belize, Seychelles, le Isole Turks e Caicos. Ecco cosa è cambiato all'interno della black list dell’Ue.
La lista delle giurisdizioni non cooperative
È uno strumento che i Paesi membri dell’Ue hanno adottato nel 2017. Sono luoghi dove la tassazione è particolarmente agevolata, considerate tra le mete più ambite da coloro che posseggono grandi quantità di denaro, per non trovarsi nelle condizioni di dover versare, in termini di imposte, quanto avrebbero dovuto sborsare nello Stato di appartenenza. I colossi del web e le grandi aziende internazionali sono particolarmente affezionate a queste realtà dove, infatti, si spostano tra i vari i regimi fiscali al fine di ottenere condizioni migliori. La lista definitiva viene approvata dal Consiglio e racchiude tutti i Paesi che non hanno corretto le pratiche dannose.
L’aggiornamento del Consiglio
Per quanto riguarda la lista nera Ue il Consiglio l’ha limitata a dodici giurisdizioni che vengono considerate “non collaborative”. Vi sono le isole Samoa e le Samoa americane, le isole Anguilla, Antigua e Barbuda, Figi, Guam, Palau, Trinidad e Tobago, le Isole Vergini americane, Panama, Russia e l’arcipelago di Vanuatu. Si tratta di Paesi che non hanno lavorato per implementare gli standard di condotta fiscale migliorando anche la governance. Infatti, rispetto agli impegni presi con l’Ue, non si sono verificate delle migliorie. Buone notizie, invece, per Bahamas e Isole Turks e Caicos, le quali sono state eliminate dalla lista nera dei paradisi fiscali in quanto sono state soddisfatte le richieste dell’Ue. In quanto a Belize e Seychelles, questi due Paesi sono stati inseriti nella "lista grigia” in quanto nonostante si siano impegnati nel rispettare gli standard internazionali non sono riusciti a farlo.
Le sanzioni
In merito alla lista nera questa contiene una tabella con dei punteggi specifici che riguardano i parametri fiscali. Viene valutato il livello di potenziale rischio di ogni Stato e poi vengono selezionati i singoli Paesi che non rientrano negli standard stabiliti. In merito ai requisiti questi riguardano la trasparenza sulle informazioni fiscali, “la fair taxation" la quale valuta eventuali regimi fiscali definibili dannosi e l’inserimento di norme che rendano più snella l’installazione di strumenti offshore che possano portare profitti ai quali, però, non viene associata una reale attività economica.
Inoltre viene valutata l’assenza di misure che vadano in contrasto con i trattati Beps, Base-Erosion and Profit Shifting, in sostanza si tratta di strategie di natura fiscale internazionale attuate da alcune imprese multinazionali al fine di traslare i profitti da paesi ad alta tassazione a paesi a tassazione ridotta o nulla.
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