Una pioggia di miliardi sta per essere tramandata da genitori e nonni a figli e nipoti: secondo le stime effettuate da Aipb (Associazione italiana private banking) nei prossimi anni verrà spostata una ricchezza pari a oltre 180 miliardi di euro verso le giovani generazioni entro il 2028 e una cifra maggiore a 300 miliardi entro il 2033. Anche se l'aspettativa di vita è notevolmente aumentata, il futuro passaggio di consegne è inevitabile e a beneficiarne saranno innanzitutto quelli che fanno parte della Generazione X nata tra il 1964 e il 1979, subito dopo ecco i Millennials nati negli anni Ottanta e infine la Generazione Z a cavallo tra anni Novanta e 2012. È importante adesso capire quali gli strumenti per poter effettuare il passaggio del patrimonio.
La pianificazione patrimoniale
Gli inglesi lo chiamano "wealth planning", in pratica il percorso per pianificare al meglio il passaggio del patrimonio che si esprime fondamentalmente in tre concetti principali. "Realizzare una efficiente intestazione del patrimonio, pianificare correttamente il passaggio generazionale e proteggere il patrimonio, o una parte di esso, dai 'rischi della vita'", ha spiegato al Corriere il dottore commercialista Andrea Vasapolli, senior partners della Vasapolli & Associati specializzata in questa materia. Questa pianificazione consente al professionista di organizzare al meglio il patrimonio dei propri clienti aiutandoli nel passaggio generazionale non soltanto del denaro liquido ma anche delle imprese familiari.
Quali strumenti utilizzare
L'esperto spiega che le possibilità sono numerose. "Si va dal testamento ai trust, passando per le varie modalità di donazione (ivi compreso il patto di famiglia), le differenti tipologie di società che è possibile impiegare con funzione di holding o di 'cassaforte' di famiglia tra le quali le società semplici, e poi ancora le molteplici regole di governance che è possibile adottare, le polizze vita e così via". In Italia non è molto utilizzato ma in crescita il trust: di origini anglosassoni, fa parte del nostro sistema dal 1985 con la Convenzione dell'Aja. Vasapolli spiega che si tratta dello stumento in assoluto "più duttile, che assomma molteplici ragioni di interesse e che consente di soddisfare appieno moltissime esigenze di pianificazione patrimoniale e successoria che nessun altro strumento consente di soddisfare con pari efficacia". Al momento, però, non tutti i professionisti sono in grado di attuarlo perché richieste molti anno di studio per apprendere le corrette competenze.
"Il trust è un istituto giuridico con cui i beni del patrimonio di un soggetto vengono separati per perseguire specifici interessi a favore di determinati beneficiari oppure per raggiungere uno scopo determinato. I beni separati vengono gestiti da una persona (trustee) o da una società professionale (trust company). Il trustee ha la proprietà legale del trust e ne è titolare dei relativi diritti, però i beni rimangono nel patrimonio del trust", afferma Vasapolli al quotidiano.
Cosa succede all'estero
La cultura del passaggio patrimoniale ma soprattutto la sua pianificazione sono ancora più diffusi che in Italia: si fa molta attenzione che il patrimonio complessivo venga tramandato così com'è, senza "frantumazioni" a ogni passaggio di generazione e che possa rimanere di valore inalterat con il trust molto utilizzato in Europa e non solo.
Ogni persona, però, dovrà scegliere seguita da un esperto lo strumento che ritiene più opportuno perché una soluzione che possa funzionare per tutti dal momento che "ogni caso è profondamente diverso per innumerevoli fattori, quali la composizione del patrimonio, le specifiche esigenze del singolo nucleo familiare, come esso è formato, la cultura della famiglia, dell’impresa e del soggetto che vuole pianificare il passaggio generazionale, la prospettiva temporale nella quale tale pianificazione si pone, e così via", conclude.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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