Pensioni, nuovi aumenti per le minime: tutte le cifre

Anticipato lo scatto extra previsto per gennaio 2024. Cosa cambia per i pensionati

Pensioni, nuovi aumenti per le minime: tutte le cifre

Stando a quanto annunciato dal vicepremier Matteo Salvini, sul tavolo del prossimo consiglio dei ministri ci sarà anche il progetto di incrementare le pensioni più basse. "Il primo maggio faremo un consiglio dei ministri dove ci sarà un altro sostanzioso e sostanziale aumento delle buste paga e delle pensioni più basse", ha dichiarato infatti il leader del Carroccio durante la visita al salone del Mobile di Milano.

Nuovo intervento

L'esecutivo era già intervenuto per ritoccare temporaneamente verso l'alto gli importi degli assegni minimi in manovra e contrastare così gli effetti della pesante inflazione registrata nell'ultimo anno. Si tratta di un incremento dell'1,5% per l'anno 2023 (percentuale che cresce fino al + 6,4% per i pensionati di età pari o superiore a 75 anni) e del 2,7% per il 2024.

Il nuovo provvedimento annunciato da Salvini potrebbe venirsi a delineare come un anticipo di sei mesi sui tempi già previsti per quest'ultimo ulteriore scatto. Un'altra ipotesi è quella che il governo decida di anticipare l'intervento di recupero dell'inflazione come fatto a novembre, quando riconobbe l'adeguamento del 2% al caro vita sulle pensioni senza attendere la comunicazione ufficiale delle stime Istat.

Le cifre

Qualunque via il governo decida di percorrere, l'aumento non potrà essere superiore a una decina di euro al mese, data la portata del provvedimento (le pensioni minime sono 2,1 milioni) e visto che all'orizzonte si profila il Decreto lavoro, per alimentare il quale servono 3,4 miliardi di euro. Da questa cifra sarà impossibile scostarsi, anche perché da essa dipenderà anche la principale misura del Def annunciata da Giorgetti, ovvero il taglio del cuneo fiscale.

Decontribuzione

Per questo si comprende come gli spazi di manovra sulle pensioni siano piuttosto ridotti, anche per evitare ripercussioni sulla riduzione del costo del lavoro e di conseguenza sull'aumento del netto in busta paga per i dipendenti. L'idea della decontribuizione è tuttora al vaglio con specifiche simulazioni. Per finanziare interventi del genere, specie se si dovesse aggiungere il capitolo pensioni, si starebbe pensando di aumentare di un punto lo sconto sui contributi Inps entro i 35mila euro l'anno. La decontribuzione per le retribuzioni fino a 25mila euro passerebbe dal 3% al 4%, quella per le retribuzioni comprese tra 25mila e 35mila euro dal 2% al 3%.

Nel corso dell'audizione sul Def, Giorgetti aveva spiegato che sarebbe più auspicabile intervenire con un ritocco di 2 punti percentuali, anche perché un +1% porterebbe benefici molto ridotti in busta paga (tra i 10 e i 16 euro in più a seconda dello stipendio). Da ciò si comprende ancora meglio quanto siano ridotti gli spazi di manovra sui 3,4 miliardi di euro programmati e come la situazione possa cambiare radicalmente nel caso in cui si decida di non concentrarsi su un unico intervento.

Destinare i fondi interamente al taglio del cuneo fiscale raddoppierebbe i benefici in busta paga per i lavoratori (da 20 a 32 euro in più al mese), ma alimentare un ulteriore ritocco alle pensioni minime significherebbe tagliare inesorabilmente la portata di tale intervento. Bisognerà attendere il 1° maggio per capire come l'esecutivo abbia intenzione di muoversi.

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