Professione influencer: quante tasse pagano i nuovi guru del web

Se il volume d’affari non la soglia annua dei 4.800 euro il prestatore in oggetto non deve nemmeno presentare la dichiarazione dei redditi

Professione influencer: quante tasse pagano i nuovi guru del web
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Negli ultimi 10 anni, con l’esplosione del web le piattaforme social, il mondo della comunicazione e, soprattutto, del marketing ha subito uno stravolgimento che ha modificato - per sempre - le modalità di linguaggio della pubblicità. Il tema è di stringente attualità, perché tra web company, big tech e Influencer più o meno noti, da tempo gli Stati stanno cercando di capire come tassare gli introiti dei nuovi protagonisti dell’economia globale.

La comunicazione

Il baricentro della comunicazione è passato dai canali cd verticali (radio/tv), che hanno dominato la scena dal secondo dopo guerra, fino ai primi anni duemila, ai canali orizzontali (piattaforme web e social network). Ed è proprio in questo contesto che hanno preso piede e si sono conquistati le luci della ribalta gli “Influencer”, soggetti che, condividendo con il grande pubblico la propria routine quotidiana, le fotografie, le ricette, i pensieri che spaziano dalla moda allo spettacolo, dalla politica allo sport, sfruttano le loro doti empatiche e comunicative, trasformando il loro pubblico di followers in una fucina di guadagno. Oggi giorno sono ormai migliaia le aziende che scelgono di dirottare buona parte dei capitali da investire nella pubblicità, per ingaggiare quegli Influencer che possano garantire ritorno immediato di immagine e vendite.

I profili fiscali

Ma quali sono i profili fiscali legati a queste attività? La tematica, infatti, riguarda il più ampio contesto della tassazione dell’economia digitale, perché tra assenza (in molti casi) di tassazione delle piattaforme digitali che hanno sede all’estero e mancata tassazione degli introiti dei content creators per i proventi che guadagnano sulla promozione di prodotti, il danno per l’Erario rischia di essere ingente è significativo. Specifichiamo che, nel momento in cui il reddito dell’influencer non superi i 5mila euro l’anno, ci troveremmo davanti a un prestatore d’opera occasionale, che godrà dell’esenzione iva e che eviterà anche l’iscrizione alla gestione separata inps. In tale ipotesi, poi, qualora il volume d’affari non superasse la soglia annua dei 4.800 euro, il prestatore in oggetto non sarebbe neppure onerato di presentare la dichiarazione dei redditi.

Le ipotesi

Per rientrare nella categoria specificata, però, devono verificarsi anche le seguenti ipotesi. Innanzitutto l’attività dev’essere svolta in maniera saltuaria e senza vincolo di subordinazione, secondariamente deve essere svolta in totale autonomia circa i tempi e le modalità di esecuzione. Infine il lavoro non deve essere esercitato in modo professionale o comunque non deve essere autonomamente organizzato, senza l’ausilio di alcuna stabile organizzazione, di propri collaboratori o studi professionali; nel caso in cui, invece, i proventi superassero tale soglia, ci troveremmo di fronte a veri e propri lavoratori autonomi, con obbligo di apertura di partita iva (regime forfettario o ordinario, a seconda della dichiarazione) e obbligo di emissione di fattura elettronica. Il comma 54 dell'ultima Legge di Bilancio ha innalzato la soglia di ricavi e compensi per beneficiare del regime forfettario, sino a 85mila euro, scontando un’imposta sostitutiva a quella ordinaria, del 15% (del 5% per le nuove attività per i primi 5 anni dall’apertura dell’attività).

Per la permanenza nel regime forfettario non vi sono limiti temporali. Unico requisito essenziale, per non passare al regime ordinario, è il non superamento delle soglie reddituali indicate nell’importo massimo di 85mila euro annui.

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