Sgarbi: "Con 10 milioni l’anno..."

Il critico d'arte ferrarese racconta in esclusiva a Il Giornale.it il suo rapporto con il denaro. Investire per lui significa tradurre il danaro in spiriti. Ma il bernoccolo per gli affari in famiglia, confessa, ce l'ha la sorella Elisabetta

Vittorio Sgarbi
Vittorio Sgarbi

“Io sono in rosso da decenni, anche se ho sicuramente una vita comoda. Tutto quello che ho guadagnato l’ho utilizzato per acquistare prima libri e poi opere d’arte. Se avessi fatto compravendita avrei sicuramente moltiplicato per dieci tutto quello che ho speso; invece ho accumulato e basta, per cui oggi ho una grande collezione d’arte vincolata per diventare un museo, ma senza ritorno in termini economici. Valeria Marini dice che vuole morire in rosso: ecco, possiamo dire che io ho tenuto fermo questo principio”.
Così Vittorio Sgarbi, sottosegretario al Ministero della Cultura, critico d’arte, personaggio politico e televisivo, mattatore dei contesti più disparati e uomo decisamente affetto da allergia al concetto di banalità.
In un momento come quello attuale, nel quale la crisi di grossi gruppi bancari internazionali sta facendo tremare i polsi agli investitori di mezzo mondo, Sgarbi guarda a quanto sta accadendo con il distacco di chi ha sempre visto l’arte e la cultura come fulcro del proprio interesse. Anche di quello economico.

È appassionato di Borsa e temi finanziari?

"È un settore a cui ho guardato, seppure da lontanissimo, pensando che con tutte le conoscenze che avevo e con tutte le avventure finanziarie legate ai quadri nelle quali mi sono ritrovato, avrei potuto applicarmi con successo alla finanza pura e diventare ricco."

Davvero?

"Certo, si tratta di un campo nel quale per avere successo bisogna avere velocità e spregiudicatezza. Ma, non essendomi applicato, posso dire di aver fatto un errore."

Chi ha il bernoccolo per gli affari in famiglia?

"Direi mia sorella Elisabetta, che odia i debiti e quindi ha ripianato tutte le spese che avevo fatto io per acquistare opere d’arte. Non a caso ha dato vita alla casa editrice La Nave di Teseo, con cui ha acquistato Baldini&Castoldi, La Tartaruga, Linus e voleva acquistare anche Bompiani."

Cos’è successo con questa operazione?

"Era arrivata a mettere insieme la considerevole cifra di 15,5 milioni di euro per acquistarla, ma invece alla fine è stata ceduta a Giunti che, a mio avviso, ne ha fatto un utilizzo sotto tono rispetto a quello che avrebbe fatto lei."

Si occupa direttamente lei dei suoi affari?

"Nella mia vita ho evitato ogni operazione commerciale, ma ho trasformato tutto quello che ho guadagnato, anche in previsione, in opere d’arte. Non uso soldi, né assegni, né carte di credito dal 1984, tanto che non mi sono accorto del passaggio da Lira a Euro. Se voglio comprare qualcosa, provvede a pagarla qualcuno dei miei con i soldi che io guadagno."

Cos’ha acquistato con i soldi del primo lavoro importante?

"Nella parte iniziale della mia vita con i piccoli o grandi danari che avevo ho iniziato ad acquistare libri, arrivando a una biblioteca di 280 mila volumi, tra i quali opere rare e preziose come tutte le prime edizioni di Vasari e tutto quello che è fondamentale dal Cinquecento alla fine dell’Ottocento. Poi, quando negli anni Ottanta ho capito che i libri costavano più dei quadri, ho convertito la passione per i libri nella passione per i quadri. E così ho iniziato ad acquistare opere d’arte."

Qual è stato il suo investimento più azzeccato?

"Sicuramente una scultura di Niccolò Dell’Arca, un San Domenico che oggi è esposto alla mostra del Rinascimento di Ferrara. La comprai nel 1984 e oggi può valere tra gli 80 e i 100 milioni di euro."

Quanto l’aveva pagata?

"Meglio che non lo dica."

Restando nel mondo dell’arte, dove pensa che valga la pena investire oggi?

"Credo che l’investimento migliore oggi sia nel mondo dell’arte antica, i cui valori sono talmente scesi che qualunque cosa uno possa pensare di acquistare non può fare altro che crescere nei prossimi dieci anni."

Cosa è successo?

"Il mercato è stato soffocato dall’arte moderna e contemporanea, che sono più comprensibili e facili da quotare. L’arte antica, invece, è poco ambita e quindi in questo momento si possono fare acquisti vantaggiosissimi: di fatto qualsiasi cosa tu trovi potrà avere un forte incremento di valore."

Ad esempio?

"Dagli sbalzi veneziani del primo Cinquecento ai vetri del Rinascimento, fino ai mobili, che hanno avuto una decrescita del 90% ed è impossibile che non crescano."

Ha mai pensato di investire in criptovalute o Nft?

"Di Nft mi parlò per primo Nicola Grauso, uno dei miei consulenti economici. Pensammo anche di farne per conto nostro sui vari segmenti della creatività e io poi proposi di fare un fondo per acquistare segmenti di opere o creare una sorta di circuito, per cui chi si associa al Club d’arte di Vittorio Sgarbi ha diritto a sconti agli spettacoli di Sgarbi e nei musei che Sgarbi promuove. Tutte idee che poi, alla fine, non abbiamo mai tradotto in realtà."

Quanto sono importanti i soldi per lei?

"Mi interessa guadagnare quello che mi serve per poter comprare quello che mi piace. Che poi vuol dire tradurre il danaro in spiriti, perché l’anima delle opere che acquisto è qualcosa che sta con me dal punto di vista spirituale.

"

Ha mai ha la sensazione di non avere abbastanza soldi?

"Io per fare quello che ho in mente dovrei avere almeno 10 milioni di euro all’anno, cioè quelli che ha il Ministero per fare acquisti che, però, non sempre sono azzeccati. Mi piacerebbe avere più soldi da destinare all’arte: se avessi avuto 10 milioni all’anno per 40 anni, avrei fatto il Louvre."

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