La Clinton nei guai E oggi Obama potrebbe superarla

Dopo le ultime sconfitte Hillary rivoluziona lo staff. Sondaggi negativi in Virginia, nel Maryland e nella capitale

da Washington

Il marito ha fatto mea culpa ma non poteva essere licenziato: non nel mezzo di una campagna elettorale che oltretutto sembra andare piuttosto male. E poi non sono nel costume degli aspiranti presidenti degli Usa, e neanche dei presidenti eletti se è per questo, clamorosi e festosi rinnovamenti matrimoniali à la Sarkozy.
A Hillary così non è rimasto che dirigere i fulmini del suo malcontento sul suo staff ufficiale, quello pagato e che dunque si può licenziare: a cominciare da Patti Solis Doyle, manager in capo della campagna per la presidenza e vecchia amica cui molto si perdona ma non diciassette sconfitte in meno di una settimana, quattro delle quali nella stessa giornata, sabato.
A far traboccare il vaso è stato domenica il risultato del Maine, avaro di delegati perché piccolo e poco popolato, ma indicativo di una tendenza perché parte della Nuova Inghilterra, che della Clinton doveva essere uno dei punti di forza e lo era ancora meno di un mese fa quando la rilanciò il New Hampshire.
Al posto di Patti, Hillary ha chiamato Maggie. Margaret Williams, che le fu vicino alla Casa Bianca come capo dello staff della first lady. Un ruolo probabilmente meno impegnativo, anche se molto delicato, perché doveva gestire l'immagine di Hillary, cosa non sempre facile. Il suo nuovo compito è molto più impegnativo e molto più urgente e a quanto pare Maggie ha, almeno, il carattere adatto. Una collega che la conosce bene, Donna Brazile, dice che è «dura», che «sa come far arrivare i treni in orario» e perfino «rompere certe teste» sollecitando in un italiano echi mussoliniani, non traducibili evidentemente in tale contesto.
Il treno della Clinton, comunque, è in ritardo e quello del rivale corre come su una monorotaia giapponese o francese. Secondo il conteggio più affidabile dei delegati, Hillary è ancora in testa, 1.136 contro 1.108 di Obama (ce ne vogliono 2025 per la nomination), ma il sorpasso dovrebbe avvenire proprio oggi: si vota in quella che nella geografia politica si chiama "area del Potomac", il fiume di Washington, che divide il Distretto di Colombia dalla Virginia e dal Maryland.
Il Distretto è in grandissima maggioranza "nero" e non ci sono dubbi sul successo di Barack, che i sondaggi danno in testa anche in Virginia. Resta abbastanza incerto il Maryland, in cui le minoranze etniche sono più variegate; ma il famoso "momentum" si sente anche qui e dovrebbe gonfiare le vele dell'unico rivale della Clinton.
L’ultimo sondaggio, condotto dalla Associated Press-Ipsos, dice che se si votasse oggi per la Casa Bianca, Obama supererebbe il rivale repubblicano John McCain.

Ma se il portabandiera democratico fosse la Clinton, l’esito dello scontro con il senatore dell’Arizona sarebbe incerto. Un appoggio al candidato afroamericano potrebbe arrivare, secondo ambienti democratici, anche dal premio Nobel per la pace Al Gore, l’ex vice di Bill Clinton.

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