LA COALIZIONE DEI SIGNOR NO

Potrà non piacere la prosopopea francese quando c'è un'emergenza nazionale, o l'affanno tedesco o l'aplomb britannico o lo stile serio e concentrato del nostro ministro degli Interni Giuseppe Pisanu. Comunque qualunque sia l'atteggiamento che una persona preferisce sia assunto di fronte a un problema difficile e drammatico che colpisce la nostra comunità e che va risolto in tempi rapidi, qualunque sia lo stile di risposta preferito certamente non potrà apprezzare come i dirigenti della cosiddetta Unione si sono comportati sul caso Olimpiadi di Torino. Non dico che dovessero tornare al Pci d'una volta che avrebbe mandato (quando non li usava per difendere l'onore dell'Unione Sovietica) una quintalata di metalmeccanici a proteggere l'onore della Nazione. Ma i duetti tra Piero Fassino e Fausto Bertinotti: «Dichiara un po' di più» «Ho già dichiarato tanto». Il leader di Rifondazione che, per scusarsi, salta fuori a dire: «Caruso è un indipendente di sinistra»: cioè il no global sarebbe una sorta di Guido Rossi dell'epoca moderna. Massimo D'Alema che è capace di fare solo la sua arietta schifatina (quella che peraltro ha abitualmente a meno che non ci sia qualcuno a domandargli qualcosa sull'Unipol). Romano Prodi che non si mette a bofonchiare neanche un misero commentino (si dev'essere distratto il povero Silvio Sircana, il suo portavoce). No, una sinistra così proprio non ce la meritiamo. Salviamo solo lo smarrito Sergio Chiamparino, sindaco di Torino, indignato con i suoi non solo per la trascuratezza con cui trattano il caso Olimpiadi ma anche perché hanno già messo nel cassettino i progetti per l'Alta velocità nelle ferrovie, quella che - quando Prodi era a Bruxelles - si diceva che dovesse portare l'Italia in Europa.
È evidente che tutto il caso, la contestazione della «fiaccola», le varie sparate carusiane, non sono solo folklore: qualora questa strampalata maggioranza vincesse le elezioni, l'Italia diventerebbe una grande Val Susa, una specie di festival di contestatori di fiaccole olimpiche. Non è un caso se nei 5 anni dal 1996 al 2001 la sinistra è riuscita a investire in opere pubbliche solo 7 miliardi di euro, se non si è riusciti a fare gli impianti di produzione dell'energia necessari. Non è un caso se tante riforme dei governi Prodi e D'Alema hanno comportato solo degradazioni rispetto ai livelli di prestazione precedenti: dall'università all'Irap, la tassa che tartassa il lavoro dipendente preparata da Prodi allora premier del centrosinistra (e dal suo ministro Vincenzo Visco) e che oggi lui stesso, da leader dell'opposizione, si fa gran vanto di volere abolire. Per fare, costruire, difendere grandi interessi nazionali come quello dello svolgimento sereno di una Olimpiade bisogna pensare in positivo, bisogna contrastare lo spirito distruttivo di forze come i no global. Se invece quel che tiene insieme è il puro odio verso Silvio Berlusconi, se questo sentimento implica il cedimento alle proteste più deteriori, se a questo scopo l'unico interesse diventa l'espansione di un potere fine a se stesso, se questo è la chiave delle imprese del centrosinistra, non si può che finire a dibattere in modo quasi surreale se sia giusto o no contestare la fiaccola olimpica.
Come tutti, mi auguro che i prossimi anni siano felici e fortunati per il nostro Paese.

Ma mettiamo che ci sia un inasprimento dei rapporti internazionali, che la situazione economica richieda scelte urgenti e d'emergenza, che cosa potrà fare in questo caso un governo la cui base non solo sociale ma anche parlamentare raccoglie personaggi come il no global Francesco Caruso?

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