Colata di cemento: a Quinto è rivolta

Chissà se il palazzone residenziale di sei piani, alto 24 metri, che tra un po' di tempo spunterà come un grande fungo in via Majorana, sarà l'ultimo «regalo» della giunta Pericu al martoriato levante genovese. Un pacco di cui a Quinto avrebbero fatto volentieri a meno: 36 nuovi appartamenti (in un primo momento dovevano essere 42) distribuiti su due edifici di sei e tre piani con 167 box interrati, al posto di alcuni vecchi capannoni industriali nell'area ex Aciom.
Questo prevede, in buona sostanza, il progetto di ristrutturazione urbanistica approvato il 18 gennaio scorso dalla giunta comunale su proposta dell'assessore alla qualità urbana Bruno Gabrielli e alla Vivibilità della città Roberta Morgano, dopo il parere positivo espresso in precedenza dalla conferenza dei servizi e dalla circoscrizione IX Levante. L'iter, quindi, sembra già scritto, ma gli abitanti non si rassegnano e non si accontentano delle opere di urbanizzazione contemplate nel disegno: parcheggi pubblici, nuovi giardini, un ponte di collegamento tra via Majorana e via dell'Ulivo per raggiungere il verde. Non piace «quel blocco di cemento in mezzo alle case circostanti alte al massimo tre o quattro piani. L'impatto ambientale è eccessivo tenuto conto dei tipi di vincoli paesaggistici a cui è soggetta l'intera zona», spiega Lucia Montini, coordinatrice del comitato per la difesa di Quinto, Nervi e San Ilario. Senza considerare l'incremento di traffico in via Majorana, strada molto frequentata anche dai mezzi di soccorso. «Mentre via dell'Ulivo, ora carrabile, diventerebbe pedonale con la chiusura di tutti i varchi d'accesso». La raccolta di firme per scongiurare le nuove edificazioni è già partita perché «a noi risulta che la concessione edilizia non ci sia ancora».
Diverso il parere di Giovanni Calisi, presidente del parlamentino Levante, convinto che le ruspe si metteranno in moto nei prossimi mesi. «Non capisco perché certi abitanti vengano fuori ora a lamentarsi dopo tutte le assemblee pubbliche fatte in questi anni. Inoltre rispetto al progetto iniziale, uno dei due edifici è stato abbassato di un paio di piani, e l'altro di uno».

Gli risponde a distanza Luciano Pavan, residente a dir poco imbufalito: «Consideriamo una presa in giro il ridimensionamento prospettato. La verità è che per quattro anni ci renderanno la vita insopportabile con rumori, polveri, camion».

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