Il Comune di Genova è «distratto» nella lotta agli evasori

Il Comune di Genova è «distratto» nella lotta agli evasori

(...) con gli uffici di Palazzo Tursi che si dovrebbero occupare - cioè: non si occupano abbastanza - di segnalare i soggetti potenzialmente allergici al pagamento delle tasse. Il dottor Latti, certo, è un gran diplomatico, riservato ed equilibrato come si conviene a un alto funzionario dello Stato, per di più impegnato sul delicato, delicatissimo fronte del Fisco. E quindi lui, Latti, non lancia accuse, non si sbilancia in anatemi, non esprime censure. Però si fa capire, eccome, quando parla! E quando parla, porta esempi concreti, fatti, circostanze. Ad esempio: «C’è il caso - cita il direttore generale dell’Agenzia delle Entrate - di quel vigile urbano che ferma un tizio al volante di una Ferrari». Magari è un tizio che gironzola tutto il giorno, lascia la fuoriserie in terza fila, sgomma al semaforo e passa col rosso. Ebbene, l’agente di Polizia municipale gli fa il verbale e la contravvenzione, e tutto finisce lì. «Se invece - riattacca Latti - gli uffici comunali ci facessero una semplice segnalazione, noi andremmo subito a verificare se quel signore è in regola o no con la denuncia dei redditi». Lo stesso può captate - capita, oh se capita! - con l’impiantista in proprio che presenta una cinquantina di progetti di ristrutturazione, per un totale da decine di migliaia di euro, o quel privato cittadino a reddito fisso che chiede di metter su una villa con piscina e palestra: «Se lo sapessimo per tempo, se fossimo informati dal Comune - insiste il direttore generale -, ecco che potremmo effettuare accertamenti approfonditi e, chissà, incastrare l’eventuale evasore».
Un obiettivo, del resto, quello della lotta all’evasione, che Latti e i collaboratori - un esercito di quasi 1300 dipendenti ai vari livelli in Liguria, tutti concentrati «non a torchiare i cittadini, se mai a collaborare con loro per migliorare l’efficienza della macchina pubblica» - contribuiscono a raggiungere con strategie e mezzi tecnici sempre più mirati e sofisticati. I risultati si vedono: li hanno presentati ieri, con tanto di tabelle, cifre e dati inoppugnabili. Innanzi tutto: oltre 300 milioni di euro incassati nello scorso anno, un aumento del 43 per cento (rispetto ai 212 milioni del 2008) «nella riscossione relativa alla complessiva attività di contrasto all’evasione». Ancora: «Il dato più significativo - sottolinea Latti - è che dalla vera e propria attività di controllo nel 2009 sono stati incassati 209 milioni di euro, ben il 73 per cento in più rispetto ai 121 milioni dell’anno precedente. Questa somma deriva in buona parte, 178 milioni in totale, dai versamenti diretti, ovvero dall’adeguamento dei contribuenti a quanto richiesto dal fisco a seguito dei controlli». Significa, in sostanza, che il contribuente ha riconosciuto subito la misura dell’accertamento e ha pagato, senza fare opposizione. Tanto basta per accontentarsi? Neanche per sogno, aggiunge il direttore generale dell’Agenzia delle Entrate, che intanto aspetta di incrementare l’organico - anche tramite l’imminente concorso per laureati che gli fornirà almeno 25 funzionari in più - per ampliare la cosiddetta «produttività», già a buon livello, della struttura.

Ma sia chiaro: l’Agenzia delle Entrate non punta a «spremere di più per incassare di più», ma ad offrire una serie di servizi di qualità al Fisco e ai cittadini (un esempio per tutti: la consulenza per la compilazione della dichiarazione dei redditi, oltre 62mila pratiche trattate nel 2009). Anche su questo, il dottor Latti non transige. Chiaro e forte, ma senza alzare la voce. Come si addice a un «grand commis» che non ha bisogno di urlare per farsi capire. Anche dalle parti di Tursi.

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