Il Comune parte civile nel processo contro le cosche: «Danneggiano il turismo»

I giudici ammettono l'istanza presentata da Palazzo Marino: «La 'ndrangheta rappresenta un colpo all'immagine della città» e la lede anche «dal punto di vista economico»

Non è solo questione di racket e spaccio, di denari riciclati e di infiltrazioni nei grandi appalti delle opere pubbliche. Insomma, non si tratta solo di un pericolo «per la comunità». La 'ndrangheta rappresenta anche «un danno all'immagine della città», con possibili ricadute «sul turismo». ed è con questa motivazione che il collegio dell'ottava sezione penale del Tribunale ha ammesso Palazzo Marino come parte civile nel processo contro la cosca dei Valle-Lampada e la cosiddetta «zona grigia», come l'ex presidente del tribunale di Reggio Calabria Vincenzo Giuseppe Giglio (sospeso dal Consiglio superiore della magistratura) e il consigliere regionale calabrese Francesco Morelli (Pdl). I giudici, dunque, hanno accolto la richiesta del Comune - rappresentato in aula dall'avvocato Maria Rosa Sala - di essere presente ai procedimenti contro le famiglie malavitose accusate di aver fatto affari illeciti all'ombra della Madonnina. Come nel caso di questo processo (la prossima udienza è prevista per il 26 giugno con i primi testi) in cui ci sono 12 imputati, tra cui i presunti boss Giulio Lampada e Leonardo Valle, tre ex militari della Guardia di finanza, il giudice Giglio e Morelli.

Gli enti locali - sottolinea il collegio, richiamando alcune sentenze della Cassazione - possono considerarsi danneggiati dal reato di associazione mafiosa anche «dal punto di vista economico» e per le «ricadute sul turismo».

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