Confindustria: "L'Italia è fuori dalla recessione"

Prevista una ripresa "più solida". Nonostante l'impatto restrittivo della manovra riviste al rialzo le stime: +1,6% nel 2011. Non è d'accordo la Corte dei Conti: "Si rischia un impatto negativo sulla crescita"

Confindustria: "L'Italia è fuori dalla recessione"

Roma - L'Italia è fuori dalla recessione, l'economia è in ripresa e inizia a intravedersi il segno più davanti all'indice di crescita. Gli economisti di Confindustria brindano all'uscita dal tunnel della crisi rivedendo al rialzo le stime sulla crescita al +1,6% del pil per il 2011. Ma continuano a pesare da una parte la pressione fiscale e l'evasione, dall'altra la disoccupazione. Tra quest’anno ed il prossimo l’onda lunga della crisi potrebbe, infatti, portare ad una ulteriore riduzione di 246mila posti di lavoro. La Corte dei Conti non è invece d'accordo sull'impatto della manovra: "C'è il rischio che dia un impatto di segno negativo alla crescita".

Economia in ripresa "L’economia italiana è fuori dalla recessione" per il Centro studi di Confindustria che oggi prevede una ripresa "più solida rispetto alle stime rilasciate a dicembre". Nonostante un impatto restrittivo della manovra economica 2011-2012, che Confindustria stima in un "-0,4% l’anno", gli economisti di via dell’Astronomia hanno rivisto al rialzo le stime sulla crescita al +1,6% del pil per il 2011 (dal +1,3%). +1,2% nel 2010 (da +1,1%). La disoccupazione è invece attesa in aumento, dopo 528mila i posti di lavoro già persi a fine 2009 in 2 anni di crisi. Valutazione dell’euro (rivista a 1,2 dollari) e esportazioni trainate dalla ripresa del commercio mondiale sono tra i driver che più secondo gli economisti di Confindustria permetteranno all’economia italiana una ripresa migliore delle precedenti stime nonostante un impatto restrittivo della manovra economica. La sola svalutazione del cambio potrà dare una spinta alla crescita pari a circa un punto di pil.

I fattori che frenano l'economia Tra i fattori che frenano c’è anche l’impatto sui consumi della sfiducia dei consumatori. "La ripresa annunciata un anno fa in forma di germogli ha acquistato impeto". Sul fronte del lavoro il Centro studi prevede una "partenza ritardata", con un parziale e lento recupero solo nel 2011 (+0,5%). Mentre il cuscinetto della cassa integrazione "ha dimezzato il calo di occupati": i 528mila posti di lavoro persi dal primo trimestre 2008 al quarto 2009 rappresentano "una contrazione del numero di occupatì pari alla meta della modalità di calcolo statistica delle unità lavorative equivalenti a tempo pieno, che sale a un milione e 91mila in meno". Mentre sul fronte dei conti pubblici "se completamente effettuata e confidando nella miglior crescita, la manovra messa a punto dal Governo e all’esame del Parlamento piegherà il deficit pubblico al 4,1% nel 2011, dal 5,1% di quest’anno, ma il debito pubblico arriverà al 118,9% del pil". Quanto alla manovra, le misure per 2011 e 2012 "hanno nell’immediato un impatto frenante stimabile in uno 0,4% di Pil in meno per ciascuno dei prossimi due anni". L’inflazione "sarà contenuta poco oltre quella dell’Eurozona".

La zavorra della pressione fiscale Il Centro studi di Confindustria ha stimato l’evasione fiscale in Italia in 124,5 miliardi nel 2009, pari all’8,2% del pil. Mentre "la pressione fiscale effettiva che grava sui contribuenti che pagano integralmente imposte e contributi è al 51,4% del reddito italiano, contro il 43,2% ufficiale" che incorpora anche il sommerso e indica quindi una incidenza "solo apparente". A parità di gettito, "eliminando l’evasione - calcolano gli economisti di Confindustria - le aliquote fiscali e contributive potrebbero essere abbattute del 16%". Gli economisti hanno stimato l’evasione fiscale in 124,5 miliardi nel 2009, pari all’8,2% del pil. Mentre la pressione fiscale effettiva che grava sui contribuenti che pagano integralmente imposte e contributi è al 51,4% del reddito italiano, contro il 43,2% ufficiale che incorpora anche il sommerso. A parità di gettito, eliminando l’evasione le aliquote fiscali e contributive potrebbero essere abbattute del 16%.

I posti di lavoro bruciati dalla crisi Altro punto dolente doccato dalla Confindustria è il mercato del lavoro. O meglio: del non lavoro. Secondo i tecnici del Centro studi, infatti, la Cig ha dimezzato il calo degli occupati, grazie ai tagli di orari e sospensione temporanee senza che vi sia risoluzione del rapporto di lavoro. Sempre nel periodo primo trimestre 2008 quarto trimestre 2009 l’equivalente forza lavoro delle ore effettivamente erogate è salito di 335mila unità, da 84mila a 419mila. Gli economisti di Confindustria hanno poi spiegato che è ulteriormente aumentato nel primo trimestre di quest’anno, sfiorando quota 460mila. Tra quest’anno ed il prossimo l’onda lunga della crisi economica potrebbe portare ad una ulteriore riduzione di 246mila posti di lavoro. Così "il numero di persone occupate calerà di 144mila unità dal quarto trimestre 2009 al quarto del 2010, e di altre 102mila nel corso del 2011". Nonostante una forza lavoro prevista in crescita nel 2011 (+0,2%), il tasso di disoccupazione è atteso in aumento all’8,7% a fine 2010 ed al 9,4% a fine 2011.

Corte Conti: "Crescita a rischio" "Con la manovra economica attualmente al vaglio del Senato è elevato il rischio di un impatto di segno negativo sulla crescita economica", ha avvertito il presidente di Sezione della Corte dei Conti Gian Giorgio Paleologo. Questa minor crescita stimata in uno 0,5%, da qui al 2013, porta al "rischio di un assottigliamento degli effetti attesi sul disavanzo soprattutto per via della flessione del gettito fiscale connessa ad un più basso livello di attività economica". La Corte rileva che "alla luce dei numerosi precedenti tentativi, non sia priva di rischi la stima circa gli effetti di risparmio attesi dai tagli lineari alle spese delle amministrazioni statali". Sono inoltre "molto impegnative" le misure di blocco delle procedure negoziali e degli automatismi per il pubblico impiego. Non solo "è un taglio ambizioso" quello a carico delle amministrazioni locali "la cui realizzabilità e sostenibilità è messa in dubbio dalla distribuzione dei suoi effetti traenti e dall’interazione con un meccanismo come il patto di stabilità interno".

Quest’ultimo - ad avviso della Corte - "mostra con evidenza le criticità di un sistema che non sempre ha portato a una riqualificazione della spesa". E' quindi «"urgente rivedere il meccanismo con cui gli enti territoriali sono chiamati a contribuire al rispetto degli obiettivi posti al paese dall’appartenenza al sistema europeo".

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