Confindustria: il Terzo valico va dirottato sul binario morto

Confindustria: il Terzo valico  va dirottato sul binario morto

(...) Lì Calvini aveva contro una corazzata (forse anche più di una, diciamo due o tre...), eppure s’è impuntato - sempre a voce bassa, neanche avesse bisogno di un amplificatore portatile - e ha imposto Massimo Sola. Ora, alla vigilia dell’assemblea generale dell’associazione (la prima dopo la scalata del «rivale» Malacalza a Camfin), quando le acque all’interno sembrano tornate più calme, Calvini spiega: «Volevo garantire l’autonomia e l’indipendenza di Confindustria Genova, una struttura rappresentativa di 1.100 aziende e 61mila iscritti. Sono stato supportato da Emma Marcegaglia e Edoardo Garrone. Mi pare che con Finmeccanica, che è una componente essenziale dell’associazione e dell’industria nazionale, a poco a poco ci siamo chiariti». I problemi, se mai, sono altri: sono quelli che Calvini definisce «priorità». Torna a parlare degli Erzelli: «Mi rendo conto -riconosce - che se non ci va l’Università, l’intero progetto non ha senso». Va bene Ericsson, vanno bene le altre promesse di insediamento. Ma non bastano. «E se fallisce il progetto-Erzelli, per Genova è il declino». Altra priorità, Cornigliano: «Emilio Riva ha già investito oltre 600 milioni nell’area, dopo l’accordo di programma - precisa il presidente di Confindustria Genova -. Mica si può chiedergli a cuor leggero di stringersi un po’, e rinunciare a parte degli spazi cambiando il piano industriale. Lui è adempiente, prima di chiedergli sacrifici, meglio ragionare sulla saturazione di eventuali altri spazi disponibili».
Nodo da sciogliere è anche quello delle Riparazioni navali. Qui Calvini tira fuori dal cilindro il coniglietto sotto forma di progetto: ammesso e concesso che sia necessaria la «sesta vasca» (traduzione per i non addetti ai lavori che si farebbero fuorviare dall’idraulica: Calvini intende il «sesto bacino»), gli industriali genovesi presenteranno a breve scadenza un’ipotesi dettagliata di riorganizzazione del comparto, «che non mortifichi le esigenze di nessuno», comprese le aziende che giustamente si preoccupano di una sistemazione della «vasca» troppo vicina al loro ambito operativo. Resta da parlare dei tagli della manovra finanziaria, in grado di incidere sull’economia della regione: «sarebbe opportuno - dichiara Calvini - ridurre innanzi tutto i costi improduttivi. Da parte nostra, siamo pronti a dare nuovo impulso a Fidimpresa, con l’obiettivo di garantire il rating delle aziende associate.

Certo - conclude il numero uno di Confindustria Genova - sentiamo la mancanza di un ministro dello Sviluppo economico come Claudio Scajola che sapeva interpretare le istanze della Liguria a Roma». Bisognerà fare senza. Solo che anche Confindustria Genova ammette che «sarà molto più difficile».

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