Per Contador c'è il Tour Ma in libertà vigilata

Il campione, accusato di doping nell’edizione 2010, doveva essere processato a metà giugno dal Tas. Udienza rinviata Così correrà in Francia. Gli organizzatori, che avevano criticato il Giro, imbarazzati: temono rivinca e venga poi condannato

Per Contador c'è il Tour 
Ma in libertà vigilata

E adesso vediamoli all'opera, i perfettini di Francia, duri e puri, candidi e illibati, pronti ogni anno a vendere l'idea del Tour al di sopra di ogni sospetto. Il Tas, massimo tribunale sportivo, ha giocato loro un bellissimo scherzo: giudicherà definitivamente Contador ai primi di agosto. Fino ad allora, come già ha fatto nel Giro appena vinto, lo spagnolo può correre, forte dell'assoluzione in primo grado concessa dalla giustizia del suo Paese. Non ci sono santi: Contador correrà anche il Tour, con altissime probabilità di vincerlo. Subito dopo, andrà a processo per il caso di doping del 2010, incidentalmente registrato proprio al Tour. La patata bollente, cioè, torna a casa. E lo scherzo del Tas sta tutto qui: i francesi, con la solita magniloquenza retorica, dicevano che il caso Contador si sarebbe risolto subito dopo il Giro, così da liberare il Tour da qualsiasi ombra. Messaggio sotteso: il Giro rischia di essere sfregiato dal successivo processo, il Tour no. Tutto sarà chiaro prima di partire, sarà come sempre un Tour al di sopra di qualunque chiacchiera.

Difatti. Come il Giro, anche il Tour 2011 si porterà dietro l'ingombrante «ma, se, però» che inevitabilmente la presenza di un Contador sub-judice comporta. Come il Giro, anche il Tour avrà sulla capoccia una grossa spada di damocle: potrebbe darsi che qualche giorno dopo i festeggiamenti sui Campi Elisi il Tas dichiari Contador colpevole di doping al Tour 2010, sfilandogli magari la freschissima vittoria. Così, la corsa della grandeur, dei duri e puri, della superiorità morale, finirebbe un'altra volta al macero.

La questione è parecchio complessa e tendenzialmente noiosa. Ma è di importanza capitale. Abbiamo un fuoriclasse invincibile che corre con tanti condizionali sopra il capino. Tutta colpa dei tempi biblici di questa giustizia lumacona, tutta colpa del caos che non incarica un organismo solo, sovranazionale, indipendente, di giudicare i casi di doping, ma li lascia prima in mano ai singoli Paesi, con tutte le sfumature, i favoritismi, le storture immaginabili (scandalosa la differenza di severità tra la giustizia antidoping di Italia, Francia, Germania, e quella spagnola o kazaka…).

Nell'attesa del processo Tas, buon Tour ai signori del Tour. Vediamo come venderanno questa loro edizione in libertà vigilata. Vediamo come faranno stavolta a salire sul pulpito e proclamare la propria fermezza. Avranno Contador in corsa e dovranno pure festeggiarlo, in caso di vittoria. Poi, come tutti, dovranno accendere un cero perché il successivo processo si chiuda con una definitiva assoluzione. In caso di condanna, tutto in discarica. Va detto che l'assoluzione concessa dalla Spagna nel primo processo dice poco. In Spagna, perché un ciclista sia condannato, dev'essere serial-killer e stragista. Come definire allora l'attuale posizione di Contador, a basso o ad alto rischio? Diciamo che tutti sono concentrati sulla sostanza proibita che lui stesso imputa a una bistecca (clenbutenolo). Ma da fonti scientifiche, in particolare dal laboratorio di Colonia che ha rilevato il doping, risulterebbe molto più inquietante la presenza nel sangue dei cosiddetti "Ftalati", praticamente residui di plastica. Residui di plastica nell'organismo di Contador? Qui sta la grana.

I suoi avvocati sono al lavoro per smontare alla data fissata, primi di agosto, l'ipotesi sostenuta dall'accusa: i residui sono delle sacche di plastica usate nelle trasfusioni. Vietatissime e pesantemente sanzionate. Siamo al nodo del processo: della plastica, più del clenbutenolo, Contador deve temere per il suo domani di campione.

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