Il cacciatore leghista col cuore tenero per gli animali, ma non per gli extracomunitari. È la storia di un cinghiale. Il cinghiale Piero di via Carso che ha rapito il cuore degli abitanti della zona con la sua simpatia, la sua affabilità, la sua disponibilità a farsi avvicinare e accarezzare. Divenuto la mascotte del quartiere, l'ungulato di circa tre anni per 70 chili di peso, è stato salvato dalle battute di caccia dei cacciatori grazie a una associazione animalista che gli ha trovato casa a Mignanego.
Articoli di giornali e trasmissioni televisive hanno fatto la loro parte nel carpire il cuore dei genovesi, tra i quali quello di Giannalberto Conte, consigliere (di maggioranza) del carroccio del Municipio I Centro-est, che ha dato il via a una autonoma raccolta di firme per salvare la pelle (o meglio la cotenna) a Piero. D'altra parte, ha spiegato durante il consiglio municipale di giovedì sera il consigliere dal cuore spezzato, «se ci sarà un cinghiale in meno da mettere in pentola non moriremo certo di fame». Perché per Conte, la solidarietà a Piero «non significa certo essere contro la caccia». Eppure: «Più volte, in questi ultimi tempi ho avuto occasione di incontrare i cinghiali sulle alture del nostro municipio e non ho avuto per niente paura, anzi, li ho addirittura accarezzati», ha spiegato in consiglio il rappresentante del carroccio. Che, confessa, non prova la stessa fiduciosa simpatia per tutto il genere umano: «preferisco sicuramente i cinghiali a certi extracomunitari che nei nostri quartieri cittadini spacciano droga, fanno risse e scippano». «Inaccettabile!», «Vergognoso!» tuona l'opposizione di centrosinistra mentre il presidente del Municipio, Aldo Siri (Lista Biasotti), si dissocia dalle parole di Conte invitandolo a «non paragonare gli animali alle persone». «Ma io penso quello che ho detto», insiste il consigliere.
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