Coppola in cella buco da 130 milioni

L’immobiliarista romano arrestato assieme ad altri sette collaboratori, tra cui l’ex cognato di Ricucci. Sequestrati 70 milioni in titoli. I pm di Roma lo accusano di bancarotta, associazione a delinquere e falso. Tra i suoi prestanomi un facchino romeno, un muratore e una casalinga lituana

Coppola in cella 
buco da 130 milioni

Roma - Il fedele facchino romeno Doru Trifan, il carpentiere Dimitru Stuparu, il cingalese fantasma dal nome chilometrico, Ferdinando Warnakula Suriya Dinush Sanjey Kumar, la casalinga lituana Manuela Rezi. Se il successo di Danilo Coppola si è sgretolato con l'immobiliarista romano finito a Regina Coeli, si deve anche a loro. A questi prestanomi ai quali Coppola intestava finanziarie schermo, palazzi per decine di milioni di euro. Loro, candidi, hanno raccontato tutto alla Guardia di finanza. Svelando di aver firmato per anni documenti societari senza saper nemmeno leggere in italiano e incenerendo il sogno del «furbetto del quartierino» proprietario del 2,1% di Mediobanca e dell'Ipi. Così alle 6.30 Coppola bacia la moglie nella villetta bifamiliare su tre piani a Grottaferrata. Chiude la sacca con due ricambi e sale sull'auto della Guardia di finanza, destinazione Regina Coeli con l'accusa di aver guidato dal 2002 un'associazione a delinquere. E poi: bancarotta fraudolenta e falso. Possedendo due grandi imbarcazioni e un aereo c'è il pericolo che fugga. Stesso destino per altri sette collaboratori della Tikal Plaza, tra cui Francesco Bellocchi, ex cognato di Ricucci. Tutto finito. Ora iniziano le accuse. Di aver drenato dalle casse di sette immobiliari, proprio grazie ai prestanomi, oltre 130 milioni. Impiegati per entrare nel salotto buono di Mediobanca, di scalare l'Ipi, di acquistare il 2% della banca Intermobiliare. E di presentare dichiarazioni dei redditi perfette per poi dimenticarsi di pagare le imposte per altri 72 milioni, dei quali solo 40 di Iva.

L'incredibile ascesa di Coppola, per le Fiamme gialle del Valutario e del comando provinciale di Roma, aveva quindi un dna truccato. Una società fittizia acquistava un immobile per poi rivenderlo pochi giorni dopo a una terza società che accedeva ad un mutuo per sobbarcarsi la spesa. Così grazie a decine di prestiti bancari e una trentina di compravendite truccate, Coppola giocava a Monopoli con i soldi degli istituti di credito, realizzando plusvalenze pilotate e capitali da reinvestire nel mercato azionario. Titoli, a iniziare proprio da quelli di via Filodrammatici che adesso sono stati sequestrati per quasi 70 milioni e messi a disposizione dell'autorità giudiziaria. Caso scuola è il primo scoperto: a novembre 2004 la Micop immobiliare acquista una palestra per un milione e 350 mila euro che appena 5 giorni dopo rivende alla Aedifica a 7,2 milioni di euro ottenuti con un mutuo ad hoc. Ora nell'affare compare anche il facchino Trifan, attualmente portiere al Daniel's hotel di Roma (di proprietà sempre di Coppola). Interrogato, Trifan ha dato la classica risposta da prestanome: andavo dal notaio a firmare carte; pensavo fossero documenti per il mio lavoro. Oggi per lo svuotamento da 14,4 milioni della società Micop, fallita in dicembre, scatta l'accusa di bancarotta. Mentre i prelievi dalle altre sei società (Assa per 40 milioni, Gen 5 per 11,8, Phoenix Re per 19,8, Gabbiano per 24 milioni, Lalo Due per 9,9 e Spazio 91 per 14,5) hanno determinato l'accusa di appropriazione indebita.

A erogare le somme necessarie, dietro perizie tutte da verificare, era quasi sempre Unicredit. Che oggi potrebbe trovarsi a incassare rate di mutui con palazzi a garanzia dai valori anche quadruplicati. Se l'istituto di Alessandro Profumo è estraneo al raggiro pianificato da Coppola, ci sarà comunque da chiedersi come mai nessuno ha scoperto in questi anni che i palazzi avevano valori gonfiati.
Emergono anche incredibili sotterfugi e reati più consoni a un ricettatore da sobborgo che a un immobiliarista che voleva entrare nei salotti buoni della finanza italiana. Emblematica la storia del prestanome cingalese Warnakula. Gli inquirenti trovano tra le carte un permesso di soggiorno intestato all'uomo con foto e tanto di codice fiscale. Ma Warnakula semplicemente non esiste. Gli atti sono stati contraffatti per creare un prestanome ad hoc, completamente virtuale. Ancora: per gli inquirenti Coppola avrebbe acquistato addirittura 5 cellulari (4 Nokia e un Samsung) con il software modificato per essere spiati. Dal proprio telefonino infatti Coppola poteva captare le conversazione di quei cinque cellulari: da quelle telefoniche, sino agli sms.

Veri e propri telefonini spia. L'immobiliarista ne ha regalato uno ad una sua amica, tale Katia. Un altro l'ha dato alla segretaria personale Silvia che, a sua volta, l'ha regalato al fidanzato. Per spiarlo.
gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it

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