Coppola e i suoi capelli, l'uomo che a colpi di phon è diventato un Leonardo

Alla Triennale di Milano l'esposizione con 250 scatti che raccontano la creatività dell'hair stylist

Coppola e i suoi capelli, l'uomo che a colpi di phon è diventato un Leonardo

«Un taxi, presto, devo andare, qui non servo» chiedeva a gran voce Aldo Coppola quando le clienti gli dicevano le classiche cose che si dicono al parrucchiere: «Più lunghi, più corti, più ricci, più lisci, la riga a sinistra e niente frangia». Lui faceva sempre di testa sua per dare a tutte le teste una forte personalità attraverso taglio, colore e pettinatura. È stato un grande artista italiano, il Leonardo dell'acconciatura fino alla prematura scomparsa avvenuta il 20 novembre 2013. La sua inarrivabile creatività verrà ora celebrata da Bellezza senza tempo una mostra organizzata alla Triennale di Milano (dal 5 febbraio al 2 marzo con il patrocino della Regione Lombardia) in concomitanza con il cinquantenario del marchio. Ideata dal figlio Aldo jr che è stato il suo braccio destro nella gestione manageriale del brand (la figlia Monica è invece la sua erede dal punto di vista creativo), la mostra prevede un percorso emozionale che comincia da un tunnel tappezzato da grandi rose rosse, il suo fiore preferito. Si accede da qui alle spettacolari immagini esposte: 250 scatti d'autore con le firme prestigiose di Oliviero Toscani, Fabrizio Ferri, Giovanni Gastel, Carlo Orsi, Javer Vallhonrat, David Bailey e tanti altri maestri del clic che nel corso del tempo hanno collaborato con lui. Non mancheranno proiezioni e reportage sulla vita frenetica di quest'uomo simpatico e generoso che amava moltissimo le donne (su tutte la moglie Franca) ma che riusciva a conquistare il rispetto e l'amicizia di tanti uomini. «Oliviero è mio fratello» diceva ad esempio di Toscani con cui divideva la passione per i cavalli, gli spazi liberi e l'estrema naturalezza che nel mondo dell'immagine si ottiene solo con il duro lavoro. «Dovremmo farlo presidente» diceva invece di Giorgio Armani con cui ha collaborato per anni contribuendo a crearne la leggenda. Nato il 14 febbraio 1940 Aldo ha cominciato a lavorare nel '53 ad appena 13 anni e da allora ha sempre avuto le mani in testa alle donne, «almeno 30 al giorno» amava dire sbagliando di sicuro per difetto perché era insuperabile anche sul fronte della velocità. Ha lavorato anche su molte illustre chiome maschili: da Renato Zero a Riccardo Muti giusto per citare due nomi.

Per ricordare le innumerevoli clienti famose bisogna dirle tutte: attrici, modelle, grandi dame e signore della buona borghesia, le più belle e ben pettinate che si possano immaginare. L'unica cosa su cui non transigeva era la salute del capello. Abolì le tinture chimiche e inventò diversi sistemi di colorazione naturale proprio per risparmiare alla chioma trattamenti troppo aggressivi. L'hennè mischiato allo yogurt, i colori a olio, gl'impacchi di erbe caldi e freddi secondo lui erano il minimo sindacale per ottenere quelle inimitabili sfumature che erano uno dei suoi tanti must. Sono belli perfino i nomi di queste speciali tinture: dal «biondo fragola» al celeberrimo «shatoosh» che ha mandato per sempre in pensione le tipiche mèches da signora milanese di una certa età. Profondo conoscitore della psicologia femminile, sapeva distinguere tra i capricci assurdi e le reali necessità di cambiamento d'immagine. Se gli dicevi «Voglio diventare rossa» giusto per far scena, come niente ti rispondeva con un ironico «Di cosa ti devi vergognare?» salvo poi farti capire che quella tinta non è per tutte le carnagioni e che mettendo i colori scuri sui capelli bianchi hai immediatamente un'orrenda sfumatura battezzata dai francesi «Rouge Menopause». In ogni caso s'informava perché diceva che non basta mettere le mani nella testa di una donna, come minimo devi guardarla negli occhi e cercare di capire cosa c'è dietro. Ad Aldo sarebbe piaciuto essere come Edward Mani di Forbice, con le lame al posto delle dita per dare forma in modo naturale alla chioma.

Da lui nessuna usciva troppo pettinata, con quella tipica testa da parrucchiere così diversa dalla naturalezza. «In un mondo perfetto le donne appena sveglie dovrebbero avere i capelli così» diceva dando l'ultimo tocco alla chioma.

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