Corsa per salvare Parmalat: due opzioni Ferrero o un asse Granarolo-Banca Intesa

Tremonti prepara una legge per tutelare le società italiane. E in Borsa è battaglia tra Lactalis (con il 14%) e i fondi (15,3%), che difendono l’italianità e lanciano un appello a Intesa. La banca studia una operazione di sistema, spuntano Granarolo e Ferrero

Corsa per salvare Parmalat: due opzioni 
Ferrero o un asse Granarolo-Banca Intesa

Controffensiva del gover­no contro l’avanzata della Grande armée francese tra le roccaforti del capitalismo ita­liano. Lo stop, tutto politico, è giunto all’indomani dell’at­tacco di Lactalis su Parmalat ma parte dall’urgenza di fare sistema, dopo lo stallo creato­si in Edison- Edf e le mire (falli­te) su Fonsai dell’accoppiata Groupama-Vincent Bollorè, a loro volta grandi azionisti di Mediobanca.

Il progetto, nelle mani del ministro Giulio Tremonti,tor­nerà presto sul tavolo dell’ese­cutivo e consiste in una nor­mativa «anti-scalata» che ri­calcherà quella con cui la stes­sa Parigi neutralizza gli appe­titi stranieri verso le proprie imprese strategiche preve­dendo la necessità di un via li­bera pubblico. Un doppio­gi­oco reso evidente dall’attivi­smo con cui l’esecutivo fran­cese sta intanto cercando di evitare che il gruppo lattiero Yoplait finisca agli americani di General Mills.

La mossa italiana (ieri Tre­monti ha visto anche l’amba­sciatore francese), complica non poco le mire di Lactalis verso Parmalat (di cui control­la l’11% con la possibilità di portarsi al 14%). Attorno alla guerra di Collecchio si sta inoltre coalizzando una possi­bile «operazione di sistema» sotto la supervisione di Intesa Sanpaolo. Il punto di svolta pare l’apertura, pur ufficiosa, lasciata filtrare dalla Ferrero, che avrebbe manifestato un certo interesse a valutare pos­sibili soluzioni di matrice ita­liana e di lungo periodo per Parmalat. La Ferrero non commenta, ma la discesa in campo di un socio forte è pro­prio una delle condizioni po­ste da Intesa per procedere. Ca de’ Sass farà la propria par­te per Parmalat ma «deve es­serci un progetto industria­le », aveva infatti detto nel po­meriggio l’amministratore delegato Corrado Passera.

L’altro tassello industriale po­trebbe poi essere Granarolo, di cui la stessa Intesa è grande socia ma una parte potrebbe averla anche Mediobanca,an­ch’essa pronta a muovere so­lo in presenza di un piano con­creto. Ma ieri hanno sventola­to il tricolore anche i fondi esteri Mackenzie-Skagen-Ze­nit, titolari del 15,3%, che tra­mite l’ad in pectore di Parma­lat Massimo Rossi hanno escluso «categoricamente» l’ipotesi di un accordo con Lactalis, promettendo di vo­ler mantenere l’indipenden­za e l’italianità del gruppo del latte. I fondi hanno inoltre aperto a «chiunque abbia la stessa idea», a cominciare da Intesa. Il rischio è che Parma­lat diventi una filiale di Lacta­lis - ha proseguito Rossi ricor­dando che invece i fondi vor­rebbero fare di Collecchio il quinto gruppo del settore al mondo. Mackenzie-Skagen-Zenit non hanno alcuna in­tenzione di vendere ma sono per loro natura investitori isti­tuzionali e quindi in presenza di un’offerta congrua e di un piano industriale credibile potrebbero in prospettiva passare la mano, magari pro­prio alla cordata italiana.

La prima resa dei conti av­verrà però all’assemblea dei soci del 14 aprile, chiamata a rinnovare il consiglio di am­ministrazione. Quattro gli eserciti in campo- Lactalis, In­tesa, i fondi esteri e Assoge­stioni­che hanno ufficializza­to i propri candidati. La lista di Intesa si apre con l’attuale ad di Parmalat Enrico Bondi (con l’idea di affidargli la pre­sidenza probabilmente con qualche delega) e schiera ma­nager e imprenditori di gran­de peso specifico come Luigi Gubitosi (ad di Wind) e Rober­to Meneguzzo (Palladio) e prevede una quota «rosa». La squadra dei fondi è invece ca­­pitanata, oltre che da Rossi, da Rainer Masera ed Enrico Salza mentre Lactalis affide­rebbe Parmalat ad Antonio Sala, manager del gruppo francese per l’Italia, seguito da Marco Reboa e da Franco Tatò. Infine Assogestioni (2,28%) si affida a Gaetano Mele (ad di Lavazza).

Lo statuto di Parmalat pre­vede il voto di lista proporzio­nale (con premio di maggio­ranza): stando ai rapporti di forza i fondi

esteri potrebbe­ro avere 5-6 posti, 3-4 a Lacta­lis, 1 Intesa e 1 ad Assogestio­ni. Intanto in Borsa è stata un’altra giornata da brivido: Parmalat ha guadagnato un altro 4% a 2,6 euro tra scambi per il 6% del capitale.

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