Cortese invito

È un vaffa, il vaffa della destra. Ma non è un insulto, come dice Prodi che ormai dev’essere così abituato agli insulti, che li sente persino a casa, sotto il cuscino, quando va a dormire. Il vaffa della destra è un grido liberatorio, è il «non ce la facciamo più», la rivolta disperata della gente perbene che vorrebbe vivere e lavorare (...)

(...) tranquilla, senza essere costretta a scendere in piazza per cercare di non soccombere. È la ribellione contro la casta dell’Unione, che non è Rosy Bindi, ma un sistema di potere che fa fiorire i privilegi e fa appassire il Paese.
Cinquecentomila persone in corteo, nemmeno una vetrina rotta. Qualcuno ha fatto subito notare qualche saluto romano, un paio di croci celtiche, un’immagine del Duce. Pensate un po’, tutto qui: nemmeno una bandiera bruciata, nemmeno un poliziotto preso a sassate, niente di niente, come normalmente succede nelle piazze della sinistra. Per scandalizzarsi a tutti i costi bisogna ricorrere a una bandiera della decima Mas o ad altri dettagli che al massimo possono indignare quanto un bebé che fa il suo ruttino.
Eppure erano moltissimi, quattrocento, forse cinquecentomila. Per avere un’idea: il Partito Democratico oggi considera un successo se in tutta Italia, dopo mesi di battage pubblicitario, articolesse sui giornali, solenni dibattiti con obbligo sancito dall’authority di parlarne in Tv, porterà alle urne un milione di italiani.

La manifestazione di An, senza appoggio di nessuna grancassa, ha portato a Roma (dicasi: a Roma, mica al seggio sotto casa o all’angolo della strada) mezzo milione di persone. Davvero impressionante. Questa voce merita di essere ascoltata. Li avete sentiti? Chiedevano più sicurezza. Anzi, chiedevano soprattutto una sicurezza: mandare Prodi a casa. Cioè affa.
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