«Così aboliscono l’aula intervenga Napolitano»

da Roma

Altero Matteoli, presidente dei senatori di An, è uomo abituato ai toni e agli atteggiamenti pacati. Ma la prova muscolare del governo Prodi che, tanto per non correre rischi, decide di porre la questione di fiducia su due decreti legge lo manda davvero su tutte le furie.
Presidente Matteoli, lei parla apertamente di «golpe» per il modo in cui Franco Marini ha gestito l’aula. Perché un giudizio così netto?
«Per la prima volta dopo sette legislature non si mette in condizione l’aula di votare le pregiudiziali di costituzionalità. Se continua così noi senatori verremo convocati a domicilio per votare la fiducia senza possibilità di dibattere. Questa è la morte del Parlamento».
Ritiene che l’Unione abbia deciso di procedere a colpi di fiducia temendo il vostro ostruzionismo?
«Ma no, il ricorso alla fiducia sul decreto per lo spacchettamento dei ministeri è inspiegabile visto che da parte della Cdl non c’era nessuna avvisaglia ostruzionistica. Noi avevamo detto a Prodi: facci sapere qual è il limite di emendamenti che tu ritieni non ostruzionistico. Noi ne presenteremo uno di meno. Massima correttezza, insomma. Ma si è deciso di non rispettare le prerogative democratiche».
L’Unione ribatte che uno dei decreti era stato scritto dal precedente governo.
«Sì, peccato che ci sia un emendamento sostitutivo che ci infila dentro le cose più assurde. Si va dalla delega ambientale agli appalti di lavori pubblici. E questi non sono atti di natura regolamentare ma decisioni politiche».
Quanto incide il timore di finire in minoranza?
«Guardi, storicamente ogni qual volta un governo si è trovato in crisi o è tornato al voto o ha fatto un golpe. Qui si procede in maniera strisciante ma ci siamo vicini».
Il ricorso allo strumento della fiducia, però, è previsto dal nostro ordinamento.
«Sì, ma deve essere motivato non può diventare un diktat permanente. Durante la campagna referendaria Prodi ha promesso di ridurre il numero dei parlamentari. Ma una cosa è diminuire i parlamentari, un’altra cosa è abolire un’aula del Parlamento. Non si può espropriare il Senato delle sue facoltà, con la complicità di Marini, perché non si ha la maggioranza».
Di fronte a queste difficoltà la Cdl riuscirà a restare compatta?
«Il segnale di oggi è importante: i cinque gruppi si sono mossi all’unisono».
Avete chiesto al presidente Napolitano di intervenire. Cosa dovrebbe fare secondo lei?
«Ci riceva e gli illustreremo il problema. Ho parlato con il segretario generale, ora mi aspetto che dal capo dello Stato - che si è detto convinto della necessità di far rispettare le regole - arrivi un segnale importante».


Sulle riforme si invoca il dialogo. Queste avvisaglie, però, non lasciano intravedere niente di buono.
«Ho l’impressione che quella di Prodi non sia una richiesta di confronto ma piuttosto di annessione e questo non lo possiamo accettare».

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