Così la cronaca ha conquistato il teatro

Valeria Arnaldi

Teatro civile, di sperimentazione, d’avanguardia o, semplicemente, della contemporaneità. Molti nomi per un unico fenomeno: il forte interesse che, prima gli autori e ora anche il pubblico, sentono per i temi d’attualità. Una vera tendenza che porta nei teatri romani, argomenti forti, da abusi su donne e bambini al precariato, senza dimenticare i più efferati omicidi che hanno occupato le pagine dei giornali. Alla cronaca, autori, attori e registi si ispirano per diventare «reporter» del palcoscenico. «Ho studiato giornali, psicologia, atti del processo per capire come sia stato possibile compiere un atto così feroce. Poi ho immaginato la storia, ispirandomi anche a altri delitti, per fare del caso un paradigma». Mesi di preparazione per Marco Calvani, autore e, con Elisa Alessandro, interprete di Le mani forti, pièce sulla storia di Erika e Omar, gli assassini di Novi Ligure, in scena fino al 10 dicembre al teatro Cometa Off, per la regia di Vito Vinci. Lo spettacolo racconta un amore malato, dal primo incontro al delitto in un crescendo di follia. «Non sono mostri ma ragazzi all'apparenza normali. Non li assolvo - dice Calvani - li umanizzo per demitizzarli. Sconvolge che siano come noi».
Lavora sull’autismo Marco Carniti, regista di «Faccia da Cucchiaio», pièce di Lee Hall, con Melania Giglio, fino al 17 dicembre al Colosseo Ridotto. «Il teatro esplora temi dimenticati della realtà - per Carniti -. Oggi si parla di autismo per il bullismo, quando la notizia passerà in secondo piano, il problema resterà: i giovanissimi tendono all’affermazione a danno dei deboli. La protagonista, autistica e con il cancro, ricorda il valore della diversità aiutandoci a non averne paura».
Ulderico Pesce, fino al 23 dicembre, è al Piccolo Jovinelli con «Fiato sul collo: i 21 giorni di lotta degli operai della Fiat di Melfi». «L’interesse per la cronaca - spiega - nasce dalla noia per i cartelloni tradizionali, dalla riscoperta della funzione classica del teatro che è far riflettere e dalla voglia di approfondire argomenti trascurati, come gli operai della mia pièce. Hanno ancora problemi - a ogni testo lego una petizione, questa è per il ripristino del medico nei turni notturni - ma la loro è una vittoria del movimento operaio italiano». Serata unica lunedì scorso al Piccolo Eliseo per «Io No-Dio conta le lacrime delle donne» con Maria Teresa Pintus. «Degli stupri non si parla - dice la regista Maria Inversi - eppure sono diffusi e con vittime sempre più giovani. Il testo è nato nel ’99 quando un’attrice violentata mi ha chiesto di parlare del problema. Portai in scena il racconto della sua esperienza ma la gente lo rifiutava, ora i tempi sono maturi per la rappresentazione, che, riveduta in chiave poetica, mantiene grande forza. Lo stupro lascia segni permanenti, non è un problema di donne, una madre malata ammala la famiglia».
Dalla violenza su donne a quelli sui bambini: pedofilia al Quirino, dal 9 al 21 gennaio, in «Blackbird» di David Harrower, con Claudia Gerini nei panni di una ragazza, che dopo anni, incontra chi ha abusato di lei, scoprendo oltre alla rabbia, la paura per altre possibili vittime. Precariato protagonista in «Appunti per un film sulla lotta di classe» di Ascanio Celestini, dal 27 marzo al primo aprile all’Ambra Jovinelli: «La globalizzazione crea molte notizie, i media danno le più importanti, non sempre ritenute tali dalla gente. Il teatro inquadra i fatti nel contesto storico-sociale, invitando le persone a cambiare modo di vivere e pensare per avviare una rivoluzione culturale». Mobbing ne «Il metodo Gronholm» di Jordi Galcerán - con Nicoletta Braschi, Enrico Ianniello, Tony Laudadio - dal 20 febbraio al 4 marzo, al teatro Quirino, che, basato su storie vere, illustra le crudeltà del mondo del lavoro, con il «gioco» di candidati, giunti, tra prove e compromessi, alla selezione per un posto. Ancora cronaca: al teatro India, dal 5 al 10 dicembre, «L’istruttoria» di Claudio Fava, atti del processo in morte di Giuseppe Fava, vittima di mafia; al Piccolo Eliseo, dal 7 all’11 marzo, «Notte d’Epifania» di Roberto Cavosi, lavoro con i ragazzi della Locride sulla legalità dopo il delitto Fortugno. «Portopalo» diretto da Giorgio Barberio Corsetti, dal 7 al 9 dicembre all'Auditorium, è la storia del naufragio, in cui, nel ’96, poco lontano dalla Sicilia, morirono quasi trecento persone, e dei giorni seguenti, quando i pescatori buttavano in mare i corpi rimasti impigliati nelle reti.

«Prossimamente vorrei lavorare su un prodotto, magari delle scarpe - dice Celestini - seguendolo dalla nascita all’uso, attraverso sfruttamento, mobbing, rivolte, guerre per scoprire ciò che si nasconde in un atto apparentemente banale come l’acquisto di un oggetto».

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