Così faremo rinascere i libri dimenticati

È vero, basta andare in libreria per rendersene conto: certi classici stanno a scaffale e lì rimangono. Certi classici: intendo dire i classici greci e latini, i classici italiani annotati per lo studio e una parte della letteratura dell’Otto e Novecento. Il resto sta sui banconi e nelle edicole, allegati ai giornali. La buona letteratura la vedi ovunque e pazienza se le librerie in Italia sono poche, meno male che ci sono i giornali che i classici te li portano a casa e con poca spesa.
Rimane il fatto che alla fine girano sempre gli stessi classici, e quelli meno popolari li vedi nascosti nelle librerie più fornite o non li vedi più. I conti non tornano, solo una decina di anni fa la tiratura di un classico per lo studio poteva essere di 5000 copie, adesso è di 3000. I magazzini devono essere più snelli, e le librerie non vogliono occupare i loro spazi con volumi che hanno una rotazione limitata. Così è. La BUR non può non tenere conto di questa situazione ma ciò non vuol dire che rinunci a investire nel settore dei classici. Anzi. Oltre a nuove traduzioni (da Platone ad Aristofane) per il prossimo anno abbiamo in piano anche il lancio di tre nuove collane pensate per valorizzare il catalogo dei classici BUR. Con un’idea: far scendere dagli scaffali quei libri lasciati per troppo tempo a prendere polvere. Quei libri che magari sono nascosti all’interno di grandi opere di un autore e che possono vivere di luce propria. L’elenco è lungo. I cataloghi, soprattutto come quelli della BUR, vanno continuamente riscoperti. Non senza rischiare una scelta di illustrazione più nuova, una presentazione editoriale meno ovvia.

I classici si possono offrire all’attenzione del lettore in più modi, sta a noi editori cercare strade meno battute. Come scatole cinesi, uno dentro l’altro, i possibili libri stanno ad aspettare un loro nuovo destino, un nuovo lettore.
*direttore editoriale BUR

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