Così si riacquista l'autonomia

Il dolore, la rigidità, la limitazione del movimento, sono i sintomi più comuni dell'artrosi. Una malattia dovuta all'usura e all'invecchiamento delle articolazioni, che colpisce soprattutto le sedi più sottoposte al carico, cioè le anche, le ginocchia e la colonna vertebrale. I sintomi iniziano a comparire intorno ai cinquant'anni, soprattutto nelle donne in post-menopausa. Le cure mediche sono volte non tanto a modificare lo stato artrosico riscontrato radiograficamente, quanto a risollevare le varie situazioni muscolari o generali coesistenti che sono responsabili dei sintomi accusati. La cura chirurgica si attua in una minima percentuale di casi, ma è indicata quando risulta necessario liberare le strutture nervose contenute nel canale vertebrale, compresse dai processi degenerativi artrosici. Parliamo della chirurgia della colonna vertebrale con il professor Antonino Zagra, responsabile della chirurgia vertebrale 1 dell'istituto ortopedico Galeazzi (IRCCS) di Milano. Già allievo e poi aiuto del professor Zerbi, è stato un pioniere della chirurgia vertebrale negli anni Settanta e dal 1980 dirige al Galeazzi un reparto autonomo.
«L'invecchiamento della popolazione ha determinato un aumento delle malattie della colonna vertebrale. In passato - ricorda il professor Zagra - non si interveniva su pazienti con più di 60 anni ed era difficile curare chirurgicamente queste patologie. Nell'ultimo decennio sono migliorate le procedure cliniche, diagnostiche e le tecniche chirurgiche utilizzate e tutto ciò ha determinato un notevole sviluppo della chirurgia della colonna vertebrale. Le malattie degenerative, tipiche dell'invecchiamento, possono determinare una grave sintomatologia dolorosa non solo a livello della colonna vertebrale cervicale e lombare, ma anche agli arti superiori ed inferiori per compressione o irritazione delle radici nervose o del midollo spinale. Questi disturbi possono avere conseguenze serie sulla deambulazione. In casi estremi, ma non rari, si possono evidenziare gravi alterazioni dell'asse della colonna vertebrale».
Solo le strutture ad alta specializzazione curano queste patologie. «É necessario un lavoro interdisciplinare in cui sono coinvolti anestesisti, neuroradiologi, neurologi e fisiatri. Le procedure e le tecniche chirurgiche sono state perfezionate riducendo i rischi operatori anche per le persone anziane e perfino nei grandi anziani, i vecchi con più di 85 anni, in buone condizioni generali e non disposti ad accettare limiti nella deambulazione così gravi da incidere sull'autonomia e rendere impossibile anche una breve passeggiata. L'intervento chirurgico può risolvere o migliorare questo stato di precarietà. La microchirurgia e la chirurgia mininvasiva, determinano un minor trauma chirurgico ed un più rapido recupero funzionale, consentendo di poter eseguire interventi di decompressione sulla colonna vertebrale affetta da malattia artrosica o traumatica. Le gravi deformità della colonna vertebrale come scoliosi, ipercifosi e spondilotilistesi (scivolamento vertebrale) erano operate in passato solo nei giovani. Le conseguenze dell'artrosi non sono più accettata neppure dagli ultrasettantenni quando sono in buone condizioni generali. La chirurgia della colonna vertebrale - precisa il professor Zagra - ha sempre creato molta paura per i rischi di danni neurologici agli arti dovuti all'intervento.

Il paziente teme di rimanere paralizzato. Oggi i rischi che tali eventi si possano verificare sono estremamente rari per l'uso di monitoraggio del midollo spinale e dei controlli radiografici intraoperatori negli interventi più impegnativi».

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