Cresce l'emergenza ictus

«L'ictus è una emergenza sempre più crescente in Italia con delle conseguenze devastanti non solo sulle persone che ne sono colpite, ma anche sui loro familiari», dichiara Paolo Binelli, presidente Alice Italia Onlus, l'Associazione per la lotta all'ictus cerebrale, una lesione cerebro-vascolare causata dall'interruzione del flusso di sangue al cervello dovuta a ostruzione o a rottura di un vaso. Quando scoppia (aneurisma) o si ostruisce, riducendo o interrompendo il flusso di sangue, i neuroni, privati dell'ossigeno e dei nutrimenti necessari anche solo per pochi minuti, cominciano a morire. Come un attacco cardiovascolare, l'ictus può colpire improvvisamente, spesso senza preavviso e senza dolore.
In Italia si verificano ogni anno oltre 200mila casi di ictus e ben 930mila persone ne portano le conseguenze per tutta la vita. Costituisce la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, causando il 10-12% di tutti i decessi. È la prima causa di invalidità permanente (un terzo dei colpiti) e la seconda causa di demenza.
«Raggiunge la massima intensità in meno di 24 ore dalla rapida insorgenza di un deficit neurologico: si manifesta con disturbi cognitivi, afasia, incoordinazione degli arti, paresi del viso o deficit di altri nervi cranici», afferma il neurologo Pietro Bassi, un pioniere della diagnosi e terapia dell'ictus. Fu tra i primi in Italia a dirigere una unità operativa d'urgenza per i pazienti colpiti da questa patologia. Oggi è direttore di una Stroke Unit nel centro di Milano presso l'Ospedale San Giuseppe, dove si stabilisce il percorso del paziente, dall'arrivo nel dipartimento fino alla sua riabilitazione psicomotoria.
«Fino a pochi anni fa in medicina prevaleva un atteggiamento piuttosto passivo nei confronti dei pazienti colpiti da ictus cerebrale», afferma Pietro Bassi ricordando che un tempo non erano disponibili terapie specifiche ed efficaci per l'ictus. Le Stroke Unit oggi sono in grado di eseguire una terapia come la trombolisi per l'ictus ischemico entro 4 ore e mezza dall'inizio dei sintomi, e tale terapia, estesa dall'Aifa un mese fa, è in grado di ridurre la mortalità e le invalidità ».
Uno studio condotto con la collaborazione di 12mila pazienti italiani (Prosit) dimostra che nei soggetti ricoverati in Stroke Unit si registra una riduzione del 25% di morte e disabilità residua.
Presenti solo in alcuni ospedali, normalmente associate alla neurologia, sono dotate di letti dedicati esclusivamente al trattamento delle ischemie transitorie e dell'ictus ischemico ed emorragico e si avvalgono di un team di specialisti: neurologi, radiologi, cardiologi. Da un punto di vista riabilitativo, particolare importanza è rivestita dalla presenza di fisioterapisti .
«Una veloce diagnosi ed una conseguente precoce terapia - afferma Bassi - sono fondamentali per la sopravvivenza del paziente e per la riduzione degli eventuali danni a livello celebrale. Con la diagnostica in dotazione (TAC, doppler, risonanza magnetica, analisi di laboratorio e cardiologiche) si può intervenire in modo mirato con la disocclusione chirurgica del vaso ostruito e l'impianto di stent o l'impiego di una precoce terapia trombolitica o semplicemente un anticoagulante nei casi meno gravi».

Sul fronte della riabilitazione neurologica si sono compiuti grandi progressi relativi ai meccanismi di attivazione corticale e di riapprendimento di azioni, comportamenti, che aprono nuove frontiere e sfide impensabili pochi anni fa. Tutto ciò anche per l'utilizzo di tecnologie come la robotica, le stimolazioni transcraniche, la realtà virtuale, strumenti di lavoro diffusi nei centri di riabilitazione.

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