Crisi? Il tifo azzurro fa scuola

C’è l’Italia, mancano gli italiani. Ma stavolta è un merito. E forse dal Paese che viene dal calcioscommesse, e pensa solo al biscotto, è una dimostrazione di qualità e di maturità. Ce ne dicono sempre tante. Perchè non prenderci qualche merito? Potremmo definirla austerità del buon senso e del fiuto lungo. Dunque gioca l’Italia, le soddisfazioni sono grame, ma il pienone è davanti alla tv (contro la Croazia oltre 14 milioni). Invece negli stadi l’azzurro Italia sembra un isolotto nell’oceano di altre bandiere. Vedere lo stadio di Poznam, quello di Italia-Croazia, per capire: il rapporto era circa un (italiano) per sei croati. E visto che gli italiani sono stati contati in circa tremila, fate il conto.

Ma era capitato pure contro la Spagna: una valanga di maglie rosse e un azzurro racchiuso in un pugno. D’accordo, c’era Napolitano, c’era gente che si era fatta almeno 1400 chilometri, un gruppo di amici era partito da Molfetta e lo ha raccontato sul web, ma stavolta l’azzurro-Italia-tifoso è un po’ stinto. Forza della crisi economica, c’è da pensare. Voglia di risparmiare per miglior causa e soprattutto diversa necessità. Ci sarebbe da prendersi i complimenti di Monti, così dedito al taglio e scuci. Un modo comunque diverso di vedere il tifo italiano, solitamente definito un po’ scriteriato, magari eccessivo. In realtà il tifoso girovago sa essere molto più contenuto, meno esagitato di quello che vaga per gli stadi di casa nostra. C’è più allegria che rabbia, più tifo che faziosità. Saranno gli effetti della nazionale. Il tifoso italiano, fra l’altro, è anche più spendaccione, molto più turistico degli altri. Ma gli effetti della crisi, e a questo punto del buon senso, ora contano di più.
Meglio, in Ucraina e Polonia c’è rischio di guai. Gli hooligans russi mettono paura. Slavi e compagnia viaggiante non è da meno. Olandesi e tedeschi non si tirano mai indietro. Aggiungiamo che, per natura, il tifoso italiano attende sempre i momenti che contano. Quasi mai cala in massa all’inizio di un grande torneo, salvo non sia proprio un paese facile da raggiungere. Stavolta ha guardato davvero al portafoglio. E avrà avuto buon occhio sul valore della squadra. Per ora una tendenza, forse una lezione sul comportamento di un Paese in difficoltà. Gli spagnoli, per esempio, si sono presentati in massa, nonostante la situazione economica non sia proprio esaltante. Direte: ma come non godersi una nazionale così forte? Vero, ma talvolta può bastare la tv. L’organizzazione Uefa ha previsto circa 1,4 milioni di spettatori e incassato 125 milioni euro dalla biglietteria. Dunque il tifo non mancherà. Gli olandesi calano in massa da sempre, i tedeschi non mancano mai anche se, secondo il sondaggio di una tv tedesca, appena un connazionale su quattro è convinto che la nazionale raggiungerà la finale. E ancor meno quelli convinti che la vinca. Gli inglesi, invece, hanno annullato molti viaggi e biglietti: una via di mezzo fra economia e scarsa considerazione di Hodgson e compagni. I russi oggi si presenteranno in almeno 20mila a Varsavia. Ma lì c’è Putin che ha promesso voli gratis per Ucraina e Polonia.
Polacchi e ucraini giocano in casa. E i polacchi hanno aggiunto il meglio della casa con Natalia Siwiec, bella modella che fa sfoggio di sè in ogni tribuna. Fotografi e tv non se la sono fatta sfuggire, è diventata Lady europeo per acclamazione. L’altra faccia di Larissa Riquelme, la paraguaiana che elettrizzò il pubblico dei mondiali 2010 o di Sara Carbonero, la giornalista spagnola anche stavolta nell’elenco delle bellezze top.
Poi ci sono quelli che di una assenza, diciamo per causa di forza maggiore, ne fanno un business. É il caso di un gruppo di 15mila tifosi belgi che, costretti a restare a casa da anni per l’assenza della loro nazionale dalle ultime grandi manifestazioni, hanno messo all’asta su Facebook il loro tifo. Si definiscono “Belgian soccer fans for sale“, propongono tifo in cambio di danari tramite un’asta online: il ricavato va in beneficenza. Il tifo non si sa quanto porti bene. L’ultima volta, ai mondiali 2010, furono acquistati dai tifosi dell’Honduras per 350mila euro. Peccato che l’Honduras finì presto la sua storia e senza neppure segnare un gol.

Stavolta pare siano stati reclutati da un olandese. Ma tra belgi e olandesi non c’è buon sangue. Anche il tifo per business ha il codice deontologico. Ma la trovata può essere un’idea per le nostre fertili menti tifose, un po’al bianco, rosso, ma soprattutto al verde.

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