Bastonate e calci ai poliziotti, così la toga assolve tre studenti di sinistra

Undici giovani vicini ai collettivi di Torino erano finiti a processo con l'accusa di aver preso a bastonate e calci sette esponenti delle forze dell'ordine, dopo aver tentato di assaltare la sede di Confindustria. Il giudice ha condannato otto antagonisti a pene che vanno da cinque a nove mesi, assolvendone tre

L'assalto degli studenti
L'assalto degli studenti
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Erano finiti a processo con l'accusa di aver ferito sette esponenti delle forze dell'ordine che presidiavano la zona, dopo aver tentato di assaltare l'Unione Industriali di Torino per protestare contro l'alternanza scuola-lavoro. Agli undici imputati venivano quindi contestati i reati di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale e oggi il tribunale ha emesso il verdetto di primo grado, riconoscendo loro le attenuanti: tre studenti assolti e otto condannati con pene che vanno da cinque a nove mesi.

Protagonisti della vicenda in questione sono undici ragazzi vicini a quanto sembra al centro sociale Askatasuna e ai collettivi locali, con i fatti che risalgono al 18 febbraio dello scorso anno. Quel giorno, numerosi giovani scesero in piazza nel capoluogo del Piemonte per manifestare contro la morte degli studenti Lorenzo Parelli e Giuseppe Lenoci, avvenuta nell'ambito dell’alternanza scuola-lavoro. I manifestanti si diressero ad un certo punto vero la sede torinese di Confindustria, lanciando uova, fumogeni e petardi contro l'edificio.

Alcuni di loro avevano tentato di forzare il cancello d'ingresso, per un’azione che secondo la procura sarebbe culminata con un’irruzione all'interno dell'immobile, se quegli studenti non fossero stati bloccati dalle forze dell'ordine. A seguito del tentato assalto, sette tra carabinieri e agenti di polizia erano stati presi ripetutamente a calci e bastonate ed avevano riportato contusioni e traumi con prognosi di circa due settimane. A seguito dei fatti e dell'esito delle prime indagini, furono eseguite undici misure cautelari per resistenza e lesioni aggravate nei confronti di altrettanti militanti dei collettivi studenteschi e del centro Askatasuna. Il Riesame aveva poi confermato il carcere per uno studente e i domiciliari per una studentessa e per altri due giovani, per misure poi scontate con il braccialetto elettronico e successivamente convertite in obbligo di firma.

Stando a quanto riportato da TorinoToday, gli imputati si sarebbero difesi dicendo di aver agito commettendo una "violazione simbolica" con l’intenzione di “mostrare pubblicamente che era possibile aprire le porte” di un’istituzione additata come “nemico politico”. “Non avevamo mai preso in considerazione lo scenario di entrare dentro - aveva dichiarato una studentessa rispondendo alle domande del pubblico ministero - se l'intenzione fosse stata dare fuoco all'edificio, la dinamica sarebbe stata diversa”.

Giustificazioni che sembrano aver fatto breccia: oggi il giudice ha inflitto otto condanne da cinque a nove mesi e accordato la sospensione della pena con non menzione, riconoscendo come prevalenti le circostanze attenuanti generiche. Gli altri tre manifestanti sono infine stati assolti per non aver commesso il fatto.

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