"Vale la libertà di espressione". Militare vince la causa al Tar: reintegrato

Un maresciallo ha vinto il ricorso ed è stato reintegrato nell'Esercito dopo il congedo forzato a causa di una lettera inviata a Mattarella

"Vale la libertà di espressione". Militare vince la causa al Tar: reintegrato
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Un maresciallo delle forze armate ha avuto la meglio in una causa da lui intentata dopo essere stato degradato e congedato per aver portato avanti una campagna di sensibilizzazione per denunciare i tanti "casi di suicidio nel comparto della Difesa". Era il 2021 quando il militare scrisse una lettera a Sergio Mattarella in cui, oltre a portare alla luce i tanti casi di esponenti delle forze dell'ordine e militari che si erano tolti la vita, avanzava ipotesi su presunti comportamenti vessatori di alcuni superiori.

Questa lettera gli costò il congedo con il grado inferiore a quello raggiunto sul campo ma il Consiglio di Stato ha validato la decisione del TAR del Piemonte dello scorso 6 giugno, che prevede il reintegro del maresciallo e il pagamento di tutti i corrispettivi arretrati. Già prima dell'espressione del TAR, secondo quanto riferito dal sito Infodifesa, la magistratura civile e militare avevano escluso la presenza di reati come vilipendio e diffamazione in analoghi casi in cui il militare era stato denunciato dai superiori e il TAR del Piemonte ne ha riconosciuto la libertà di espressione.

Lo stesso istituto, infatti, spiega che anche per i militari può valere il diritto "alla manifestazione del pensiero tutelato dall'articolo 21 della Costituzione". Nella decisione del Consiglio di Stato, però, sebbene venga confermata la decisione del TAR, non vengono escluse eventuali sanzioni non espulsive per il militare. Davanti a questo, l'ultima parola spetta all'Esercito italiano, corpo di appartenenza del maresciallo. Potrà considerare il caso chiuso o, in alternativa, continuare l'approfondimento per valutare ulteriori sanzioni.

Il caso non ha alcun legame con la discussione in atto sul generale Vannacci e sulle polemiche sorte a seguito dell'autopubblicazione del suo volume, ma nel dibattito potrebbe rappresentare un esempio di precedente per chi in queste ore sta portando avanti la difesa del graduato nel nome

della libertà di pensiero. Ma potrebbe rappresentare un aggancio anche per chi si è schierato con l'accusa, sottolineando come nel caso di Vannacci le accuse siano di andare contro la Costituzione sulla quale ha giurato.

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