L’altra donna di Impagnatiello in lacrime: “Soffro ancora per l’aborto, volevo salvare Giulia”

In aula per il processo per la morte di Giulia Tramontano c'è la 23enne con cui il barman aveva una relazione parallela: "Volevo salvare lei e il bimbo"

L’altra donna di Impagnatiello in lacrime: “Soffro ancora per l’aborto, volevo salvare Giulia”
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Tiene la testa bassa, Impagnatiello. É il giorno di A., la 23enne italo-inglese che aveva una relazione con il barista parallela a quella che aveva con Giulia Tramontano. Nessuna delle due sapeva dell'esistenza dell'altra: era riuscito a tenere in piedi, con tantissime bugie, due relazioni ugualmente ufficiali. Seduta sul banco dei testimoni, lei più di una volta con gli occhi lo cerca. Lo sfida, lo scruta. Lui si nega: la faccia tra le mani, trema. Non riesce a sostenerla. Lei prosegue nel racconto senza farsi mai intimorire. Ha 23 anni, ma già una storia alle spalle di quelle che non si dimenticano.

“Abortire è stata la scelta più difficile della mia vita. Soffro ancora per questo, perché da una parte volevo tenerlo. Quindi quello che voglio adesso è salvare te e tuo figlio”. Il messaggio viene letto in aula. É uno degli ultimi inviati a Giulia proprio dalla 23enne, nelle ore successive al loro ultimo incontro, all'Armani caffè, in zona Montenapoleone. Parole che rivelano un aspetto non ancora del tutto in luce nell’inchiesta sull’omicidio della 29enne, incinta al settimo mese, a Senago, nel milanese: la profonda e sincera solidarietà da parte delle due donne. Entrambe si consideravano la fidanzata ufficiale di Impagnatiello, nonostante tutti i dubbi avuti nei mesi precedenti all’omicidio, avvenuto a maggio del 2023. Entrambe erano rimaste incinte del barman, negli stessi giorni, cioè nell'autunno del 2022. Solo che la 23enne che ha oggi testimoniato in aula decise di interrompere la gravidanza, Giulia invece di portarla avanti.

Come ha raccontato la 23enne in aula davanti alla corte d'Assise di Milano, Impagnatiello cercó a lungo di convincerla che il bambino che l'altra ragazza portava in grembo non era suo figlio. E che Giulia fosse rimasta incinta durante un incontro occasionale a Napoli. "Mi ha detto che voleva prendersi cura di lei perché se l'avesse lasciata si sarebbe fatta dal male, avrebbe fatto qualche gesto di autolesionismo". Un castello di bugie: un test di paternità falsificato, spiegazioni fantasiose sul perché di foto delle vacanze insieme a Giulia a Ibiza e messaggi sul suo cellulare. La ragazza che ha testimoniato ha fatto capire di avergli creduto fino all’ultimo, nonostante tutto. Di avere lasciato volutamente delle tracce di sé in macchina di lui, proprio per verificare se ci fosse una reazione da parte di un’altra persona. “Ho lasciato un Labello rosso e una matita per gli occhi. Ho poi scoperto che Giulia quel lucidalabbra lo aveva trovato”. Fino all’ultimo il 30enne le ha mentito, secondo il suo racconto. “Mi diceva: chiama Giulia, se non ci credi. E infatti io l’ho chiamata, anche perché ci pensavo da un po’. Le ho detto che ero rimasta incinta anche io e che al suo posto avrei voluto sapere chi avevo di fianco”.

L'ultimo incontro tra le due donne

Così si arriva all'ultimo incontro tra le due donne, il pomeriggio prima dell'omicidio avvenuto con modalità brutali la sera del 27 maggio. “Giulia mi ha chiesto di vederci. Entrambe volevamo che lui fosse presente, ma è andato via prima. Ci siamo confermate i i dubbi che avevamo entrambe. Lei era sconvolta e ci siamo rese conto che eravamo state ingannate tutte e due”. Rispetto alla sera dopo l’omicidio, la ragazza ha raccontato che era insospettita dal fatto che il tono dei messaggi che fino a poco prima si era scambiata insieme a Giulia era totalmente cambiato. Impagnatiello si presentò sotto casa sua proprio quella sera. “L’ho visto alla fermata del tram, ma sono riuscita a cambiare strada e non incontrarlo. Poi si è presentato sotto casa, ha parlato per 15 minuti di fila continuando a negare tutto e a dire che Giulia era bipolare e aveva inventato delle cose. L'ho fatto parlare e dire quello che voleva dire. Mi ha anche chiesto se potevo entrare e ho detto di no. Poi è andato via”.

In aula sono stati mostrati dei video girati la sera del 20 maggio 2023, una settimana prima dell'omicidio. Impagnatiello e la 23enne erano a cena insieme, abiti eleganti e bicchieri di vino bianco, a Milano. "A settembre - diceva il barman guardando l'obiettivo in una sorta di dichiarazione d'amore - mi auguro di essere ufficialmente fidanzato con lei (la 23enne, ndr)" . La pubblica accusa con le pm Alessia Menegazzo e Letizia Mannella ha depositato il video fornito ai carabinieri dalla 23enne come elemento per dimostrare che l'omicidio di Tramontano fosse premeditato. In un altro passaggio della clip, lui afferma, sempre con toni leggeri, di tenerci a mantenere "il rapporto" con la ragazza.

La mamma di Giulia: "Mia figlia amava la vita"


É stata drammatica la testimonianza oggi in aula della mamma di Giulia Tramontano. Un rapporto con la figlia strettissimo, nonostante la distanza geografica. Al punto che la 29enne la mise al corrente per prima della sua gravidanza, e che la teneva costantemente aggiornata della relazione con Impagnatiello. Era lui a non voleva tenere il bambino, ha spiegato la signora, salvo poi convincere la ragazza a non proseguire nella interruzione di gravidanza: una scelta che la 29enne aveva preso in considerazione. La donna ha ripercorso le ore di quel 27 maggio 2023, il giorno dell'omicidio. "La mattina dopo era domenica, abitualmente facevamo una video chiamata, ma quel giorno non sentì mia figlia". Da qui i messaggi, le telefonate, anche ai parenti di Alessandro. E infine la decisione, a tarda notte, di prendere la macchina e andare a Milano. "Siamo partiti a mezzanotte, e siamo arrivati a Senago alle 8.30 del mattino". Ha raccontato di essere andata dai carabinieri e poi a casa di Giulia. "Non aveva preso il suo impermeabile, nell'armadio c'erano tutti i suoi vestiti. Ho pensato subito che mia figlia non poteva essersi allontanata. Anche la casa non era in ordine, come ci si sarebbe aspettati da Giulia. Mi accorsi subito che la vasca da bagno era lurida, che le sedie erano sul tavolo e che i panni erano stati stesi alla rinfusa". Alla donna è stato mostrato il video del baby shower, avvenuto a Senago e a distanza - tramite video chiamata - anche a Sant'Antimo, nel napoletano. Pochi secondi che sono stati proiettati in aula, nel silenzio del pubblico rimasto sgomento. Si vedono nel video Alessandro e Giulia festeggiare allegramente l'arrivo di un maschietto, nella gioia generale espressa dai loro familiari. Alla donna è stato chiesto se il tappeto color tortora che si vede nel video fosse abitualmente a casa della figlia, in quanto lo stesso tappeto fu piegato e spostato in seguito all'omicidio. Un dettaglio che secondo gli inquirenti, è la prova che il delitto fu premeditato. "Io ho perso una figlia e un nipote - è un passaggio delle sue parole - ma gli altri miei figli hanno perso una madre. Io e mio marito non stiamo bene, abbiamo impiegato tanto per ritornare a lavorare.

Io sono spesso a contatto con bambini e questo mi crea delle difficoltà. Con l'inizio del processo le cose sono peggiorate". Alla domanda della pm Alessia Menegazzo, se Giulia avesse dei problemi psicologici di qualche tipo la donna ha risposto con un secco no. "Mia figlia amava la vita".

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