L’ex scaricatore di verdure di Lorenteggio diventato il "King" della Milano Champagne

Nel suo locale in via Torriani una clientela sempre su di giri. Celebre la scritta davanti ai bagni: "Arrivate già pippati"

L’ex scaricatore di verdure di Lorenteggio diventato il "King" della Milano Champagne
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Se la Milano by night fosse un reame, avrebbe il suo King incontrastato: Davide Lacerenza da Lorenteggio, 60 anni il prossimo ottobre (e l'orgoglio spesso gridato di «mangiare in testa a tanti ventenni»), un passato da scaricatore di cassette di frutta nei mercati rionali, un'ambizione grande come un'anguria, l'attrazione fatale per i soldi che l'ha spinto a cercare sempre la strada più breve tra la povertà e la ricchezza. La sua Gintoneria, chiusa ieri dalla Guardia di Finanza, è stato un locale che o lo ami o lo odi. Lo ama chi ha il portafogli gonfio e apprezza il fatto che qualcuno lo «sgonfi» versandogli Dom Pérignon o Salon da bottiglie sciabolate spesso dallo stesso King, davanti a una fontana con i fenicotteri rosa, in un'atmosfera a metà strada tra un ristorante di pesce old style e un locale notturno. Lo odia chi c'è capitato magari per caso, attratto dalla prospettiva di bere il migliore Gin Tonic di Milano (non lo è, sia chiaro: era lo stesso Davide a mettere in giro la voce e avendo 259mila follower su Instagram qualcuno disposto a crederci non faceva fatica a trovarlo), che invece è fatto spesso con alcol di scarsa qualità con cui fa il «refill» di bottiglie pregiate. Capita che chi si trovi lì si faccia poi convincere a ordinare anche un piatto di scampi e un plateau di frutti di mare e al momento del conto si senta rispondere, abbagliato dai denti sbiancati di Lacerenza: «Facciamo così, dammi 1.200 euro». Un conto da amico.

La Gintoneria non era nata come tale. Nel 2005 Lacerenza e Stefania Nobile, la figlia di Wanna Marchi, allora compagni, avevano aperto il ristorante Malmaison, stessa impostazione ma un profilo un po' più basso, nel quartiere Greco, in via Comune Antico, molto lontano dalla Milano della movida, dai Navigli o da Porta Romana. Poi la decisione di trasformare il ristorante in un luogo di casino di lusso: potevi trovarti lì, come è capitato a chi scrive per una festa privata, e sorprenderti a cantare «Maledetta Primavera» con il bicchiere riempito di Cristal non si sa da chi, e poi incrociare un cameriere alla guida di una carriola da cantiere piena di ghiaccio e alle sue spalle Wanna Marchi appena uscita dalla cucina con un vassoio con centinaia di polpette preparate da lei stessa. Non sapevi bene quanto avresti bevuto, cosa avresti mangiato, chi avrebbe tenuto il conto e quanto ti sarebbe costato questo scherzetto. Poi a fine gennaio del 2020, alla vigilia del Covid, un incendio semidistrusse il locale: Lacerenza parlò di un corto circuito provocato dal condizionatore (a gennaio?) ma naturalmente in città circolarono ipotesi romanzesche, da Milano Criminale. In ogni caso Lacerenza dapprima promise che avrebbe riaperto la Gintoneria com'era e dov'era «nel giro di due settimane», poi l'Italia si fermò e anche lui, ci mancherebbe, quindi mesi dopo riaprì in via Napo Torriani, non lontano dalla stazione Centrale: stesso format, stessi conti fuori controllo, stesse scritte tra l'intimidatorio e lo sbrasone. Celebre quella all'ingresso dei bagni: «Si prega, per chi ne facesse uso, di arrivare già pippati. Perché il bagno serve per chi deve pisciare e annessi».

È arrogante e perennemente su di giri Lacerenza. La sua vita sembra uscita da una canzone di Achille Lauro prima della sua recente svolta melensa, con al posto della Rolls-Royce una Ferrari con il suo nome stampato in grande sulla fiancata da un carrozziere compiacente. I suoi video scombinati e sempre elettrici fanno decine di migliaia di visualizzazioni e scandalizzano i milanesi contegnosi e ancora convinti che il meno è più. No, Lacerenza è un tizio per cui il più è più è più, sempre a evocare la droga, l'alcol, rotoli di banconote dimenticati e ritrovati nel giubbotto «che non mettevo da un po'».

A Milano, in una certa Milano, era già famosissimo. Lo era diventato con il tempo anche nel resto dell'Italia, grazie alle ospitate alla Zanzara di Cruciani e Parenzo e grazie all'autobiografia «Vergine Single e Milionario», libro di testo nella scuola della vita.

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