L'ex viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri, è stato ascoltato dalla procura di Bergamo come persona informata sui fatti a seguito dell'inchiesta sul Covid. Fin dal suo insediamento nel 2018, l'ousider entrato al ministero in quota Movimento 5 Stelle affermò che sarebbe tornato al suo lavoro e così ha fatto: non si è candidato in parlamento e oggi svolge la professione medica a Milano.
La sua deposizone in procura è più vicina a una spy story di quanto non si immagini, perché l'ex esponente del governo Conte riferisce che alcuni elementi dello staff di Roberto Speranza, nei giorni più caldi della pandemia all'inizio del 2020, gli dissero che "non erano autorizzati a condividere informazioni" con lui e né "con il capo del mio ufficio, dottor Francesco Friolo". Così riferisce l'ex viceministro, come riportato dal Corriere della Sera, e in questo clima si inseriscono alcune lettere anonime, minacce e perfino una persona estranea al suo staff trovata a frugare tra i cassetti del suo ufficio.
Le rivelazioni di Sileri
Sileri, infatti, rivela che al ministero della Salute in quei giorni non c'era particolare collaborazione, come ci si sarebbe immaginato davanti alla più grave pandemia dell'ultimo secolo. "A gennaio-febbraio 2020, almeno in una prima fase, non esisteva un’istituzione ufficiale della task force che si riuniva al mattino al Ministero, né esisteva una convocazione ufficiale. Ho sin da subito notato un comportamento poco professionale. Mancava in modo assoluto la programmazione e i rappresentanti andavano aumentando di giorno in giorno. Oltre a ciò, i verbali delle sedute della task force sono sicuramente parziali, stante l’assenza di numerose dichiarazioni mie e di Friolo", avrebbe detto l'ex viceministro ai magistrati, sottolineando come le sue reprimende al ministero per la scarsa organizzazione non finissero a verbale.
Le conversazioni col capo di gabinetto di Speranza
Davanti alle rimostranze di Sileri, riferisce l'ex collaboratore del dicastero della Salute, lo stesso riferisce ai magistrati che "il 6 marzo Zaccardi (Goffredo, capo di Gabinetto di Speranza, ndr) diceva a me e Friolo che dovevamo stare tranquilli, altrimenti avrebbe usato contro di noi dei documenti che aveva nel cassetto". Una minaccia vera e proprio contro la quale sia Sileri che Friolo si sono opposti: "Scoprirò solo dopo, per quanto riguardava Friolo, che si trattava di presunte accuse di mobbing di una collaboratrice". Uno scenario impensabile al ministero della Salute, soprattutto nei giorni in cui l'Italia affrontava i primi effetti della pandemia, con l'istituzione della zona rossa estesa da lì a qualche giorno. Ed è in quello scenario che Pierpaolo Sileri riferisce di aver ricevuto "alcune lettere anonime, tra le quali alcune davvero preoccupanti, riguardanti il presunto ruolo di alcuni collaboratori del ministro Speranza in un servizio televisivo".
Ma c'è di più, perché l'ex viceministro ha denunciato alla procura di Roma l'intrusione illegittima di un collaboratore del ministero, che il 7 giugno 2020 "si introduceva nel mio ufficio, dove, forse, non immaginava di trovarmi. La lettera di ammissione della circostanza da parte del Travaglino è allegata all’integrazione di querela". Tra il viceministro e il capo di gabinetto di Speranza i rapporti erano tesi e lo dimostrano anche le chat acquisite dalla procura di Bergamo. Tra le varie conversazioni, ce n'è una rilevante in cui Sileri invia un messaggio vocale a Goffredo Zaccardi lamentandosi di non essere stato convocato a una riunione.
Una prassi, pare, ripetuta più volte. Da qui uno dei passaggi di quella conversazione: "Della riunione sui vaccini nessuno di noi sa qualcosa. Giornalisti mi chiedono e io devo mentire per rispetto alle istituzioni. Vengo a sapere che c’è una riunione quasi ogni giorno di cui nessuno dei miei sa qualcosa né ha mai ricevuto convocazione o qualunque forma di notizia".
Comprensibile la rabbia dell'ex viceministro, sottoposto alla pressione dei media senza avere informazioni da parte dell'ufficio del ministro. Eppure, Sileri l'impegno nel periodo pandemico lo aveva messo, andando addiritura a Wuhan per capire cosa stesse succedendo.
"Giuseppe Ippolito (allora presidente dello Spallanzani, ndr), allorquando io sono rientrato da Wuhan il 3 febbraio 2020 e ho rappresentato la gravità della situazione e il pericolo incombente sul nostro paese, ha risposto con coloriti gesti scaramantici", ha riferito ancora l'ex ministro, scoperchiando una serie di discutibili prassi tenute dagli apparati ministeriali tra il 2020 e il 2021.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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