
«Una organizzazione parallela e sostitutiva di quella istituzionale degli uffici comunali, ridotta a un mero simulacro e appendice di uffici privati»: questa per la Procura della Repubblica era la struttura occulta che aveva preso piede negli uffici chiave dell'urbanistica milanese, ovvero lo Sportello unico per l'edilizia e la Commissione Paesaggio. Nelle carte i tre alti burocrati di Palazzo Marino finiti nell'inchiesta - Giovanni Oggioni (finito ieri ai domiciliari), Andrea Varioli e Carla Barone - appaiono come la longa manus degli appetiti immobiliari nella macchina comunale. Sono loro a decidere come e quando violare le regole, al fine di «favorire le società operatrici», alterando le procedure e «compiendo nel corso di esse una serie indeterminata di reati».
Lo strumento chiave è la «sottostima dell'intervento edilizio» che si traduce in «usurpazione dei poteri del Consiglio e/o della giunta comunale». Il sistema garantisce a questa sorta di assessorato-ombra un potere tale che consente di governare anche l'iter del decreto Salva-Milano: «La loro richiesta d approvazione della legge per bloccare le indagini dei magistrati è stata immediatamente veicolata verso il governo e il Parlamento». Marco Cerri, presidente della commissione Paesaggio e architetto di riferimento di Oggioni, si vanta di essere stato lui a fornire a Tommaso Foti, parlamentare (e oggi ministro), relatore del progetto di decreto, il testo concordato con l'assessore alla casa, Carlo Bardelli: «L'avevo fatto io fin da febbraio e adesso l'ho riguardato e nei giorni scorsi lo abbiamo mandato». «La novità più sorprendente - commentano i pm - e che dà la misura dell'attitudine eversiva degli indagati, è che la legge Salva Milano è stata voluta e dettata dagli indagati ai loro referenti politici».
Tra gli undici progetti illegali che il gruppo è accusato di avere agevolato tre sono nel cuore di Milano: via Zecca Vecchia, via Lamarmora, via Anfiteatro. La ricetta è sempre la stessa, un aumento a dismisura delle volumetrie presentato come semplice ristrutturazione. Il presidente dell'Istituto nazionale di urbanistica Marc Engel, che in pubblico difende la Giunta, intercettato col presidente della commissione Paesaggio Stanislao Prusicki, ha parole di fuoco: «È una roba che grida vendetta... è chiaro che se un magistrato vede una roba così dice: ma non è possibile!». E ancora: «È solo Milano che si sente forte abbastanza da dire chi se ne fotte, non c'è un'altra città in Italia».
Nella ricostruzione della Procura, Oggioni agisce in continuità con Franco Zinna, già a capo dello Sportello, «che dopo la pensione è rimasto inserito nell'apparato decisionale degli uffici comunali su input dell'assessore all'Urbanistica Pier Francesco Maran». I due, Oggioni e Zinna «ricorrono a manipolatorie e subdole pressioni, delegittimazioni, intimidazioni e minacce» contro chi cerca di ostacolarli, come l'architetto Emilio Battisti, unica voce critica in seno all'Ordine professionale che per il resto Oggioni «controlla e di cui si serve ai suoi fini».
Le carte disegnano una rete trasversale in cui le intercettazioni secondo i pubblici ministeri denotano «la compenetrazione tra gli interessi di Oggioni, quelli dell'assessore Guido Bardelli e quelli degli imprenditori immobiliaristi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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