La Corte di Assise di Pisa ha condannato a 26 anni di reclusione Alessandro Panella e a 18 anni Luigi Zabara, entrambi ex caporali della Folgore, al termine del processo per l'omicidio volontario aggravato dai futili motivi del parà di leva Emanuele Scieri, trovato morto nella caserma "Gamerra" di Pisa il 16 agosto 1999. Entrambi gli imputati sono stati condannati anche al pagamento delle spese processuali e all'interdizione dai pubblici uffici nonché al risarcimento dei danni. "Mio fratello non ci sarà restituito ma adesso c'è una verità, quella che abbiamo sempre voluto, sia io che i miei genitori", ha commentato la sentenza Francesco Scieri, il fratello della vittima.
La sentenza
Il caso Scieri era stato riaperto nel 2017 dalla Procura pisana guidata dall'allora procuratore capo Alessandro Crini. Durante la requisitoria dello scorso 3 marzo, il pm aveva chiesto 24 anni per Panella e 21 per Zabara. Nella richiesta di condanna, la procura aveva riconosciuto la sussistenza di circostanze attenuanti generiche equivalenti all'aggravante dei futili motivi. I due imputati, che si sono sempre professati innocenti, hanno fatto sapere tramite i rispettivi avvocati che faranno ricorso contro la sentenza di condanna.
La ricostruzione della procura
Emanuele Scieri, parà di leva, fu trovato morto nella caserma "Gamerra" di Pisa il 16 agosto 1999, tre giorni dopo il decesso. Secondo la ricostruzione della procura, la sera del 13 agosto 1999, i due imputati, con il terzo commilitone Andrea Antico (assolto con rito abbreviato in primo grado, è pendente l'appello) dopo aver fatto spogliare e picchiato il 26enne, lo avrebbero obbligato a salire sulla torre di asciugatura dei paracaduti. Successivamente avrebbero fatto pressione con gli scarponi sulle nocche delle sue dita, circostanza che ha fatto precipitare la recluta cagionandogli la morte. Le perizie hanno accertato il giovane morì dopo qualche ora di agonia e un soccorso immediato avrebbe potuto salvarlo. I due caporali, invece, si sarebbero allontanati dal luogo dell'accaduto. Le difesa degli imputati, gli avvocati Andrea Cariello, Andrea Di Giuliomaria e Maria Teresa Schettini, hanno sempre contestato la ricostruzione della procura, dichiarando l'estraneità dei loro assistiti.
Le dichiarazioni del pm
Il verdetto sarebbe dovuto arrivare il 14 giugno scorso ma, dopo più di sei ore di Camera di Consiglio, la Corte d’Assise aveva chiesto di sentire tre donne che, nel 1999, erano state inserite nella lista testi del pm che aveva condotto la prima inchiesta sulla morte di Scieri. "La nuova inchiesta sulla morte di Emanuele Scieri è iniziata nell’aprile 2017 ed ha comportato un lavoro lungo e complesso, visto che erano passati quasi 20 anni. - ha spiegato all'Adnkronos il pm Alessandro Crini - Si è cercato di ricostruire i fatti accaduti per dare una risposta anche alla sua famiglia che cercava verità e giustizia. L’inquadramento della nostra inchiesta appare più o meno accolto dalla Corte, ma questo lo sapremo solo quando leggeremo le motivazioni della sentenza".
Il fratello di Scieri: "Giustizia dopo 23 anni"
Quest'oggi alla lettura del dispositivo era presente Francesco Scieri, il fratello della vittima. "Noi volevamo la verità e così oggi è stata scritta una pagina di verità.
- ha dichiarato ai cronisti uscendo dall'aula - Purtroppo per come sono andate le cose non avevo nessuna certezza di una sentenza di condanna e quindi sarebbe stata una ulteriore sconfitta. Oggi è un tassello importante se ci saranno altri gradi di giudizio".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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