Il parà Scieri giù dalla torre: 5 indagati. I vertici della caserma sapevano tutto

Il 26enne colpito mentre fuggiva. Chiuse le indagini: si va a processo

Il parà Scieri giù dalla torre: 5 indagati. I vertici della caserma sapevano tutto

Ci sono voluti tre giorni per ritrovare il cadavere del parà siracusano, Emanuele Scieri, ai piedi della torre per l'asciugatura dei paracadute nella caserma Gamerra di Pisa. E ci sono voluti 20 anni e una Commissione d'inchiesta per riaprire il caso e far luce sulla morte del ventiseienne, il cui cadavere fu scoperto il 16 agosto 1999.

Ieri la Procura di Pisa ha chiuso le indagini. Il provvedimento quello segue quello dell'inchiesta parallela iniziata dalla Procura Militare di Roma, che ha chiesto il rinvio a giudizio di tre ex commilitoni di Scieri (l'udienza preliminare il 17 luglio). Si tratta di stessi indagati dalla Procura pisana, ovvero Alessandro Panella e Luigi Zabara, entrambi già caporali dell'Esercito in congedo e Andrea Antico, caporal maggiore capo scelto dell'Esercito in servizio, accusati di omicidio volontario in concorso aggravato motivi abbietti e futili. Ma emerge un'altra verità: la catena di comando sapeva. Il generale Enrico Celentano, da tempo in pensione, è accusato di aver reso false dichiarazioni al pm, e sarebbe coinvolto anche l'ex ufficiale Salvatore Romondia, 73 anni, che un'ora dopo il ritrovamento del cadavere chiamò Panella.

La perizia sulle spoglie di Scieri, riesumate nel cimitero di Noto e affidata un anno fa alla anatomo-patologa Cristina Cattaneo, ha accertato che il 26enne è morto sul colpo, cadendo dalla torre sulla quale si era arrampicato per sfuggire ai commilitoni. «Scieri si trovava sulla torre come in cerca di una via di fuga dalle vessazioni che stava subendo dai tre indagati - ha spiegato il procuratore capo Alessandro Crini -. A un'altezza fra i 10 e i 12 metri, mentre lui si arrampicava dall'esterno, qualcuno lo inseguiva dall'interno». Si ipotizza che l'inseguitore fosse Panella. Scieri fu prima pestato mentre era a terra e per imprimere con più foga le botte sarebbe stato prima denudato. «Abbiamo idea - ha detto Crini - che il pantalone fu fatto togliere e anche la maglietta. Scieri fu ritrovato con la maglietta tirata su. Poi si rivestì velocemente e salì sulla torre per trovare una via di fuga. Tutto avvenne in modo concitato e rapido. Ci fu insomma una esplosione di violenza che ci ha spinto a considerare gli abietti e futili motivi». Una volta sulla torre qualcuno gli ha sferrato un colpo penetrante al polpaccio con un oggetto contundente, tanto da lasciare un segno profondo sul piede. Scieri avrebbe perso la presa, arrampicandosi sulla torre, per fratture alle mani evidenziate dai riscontri sul cadavere. «Sulle mani ci sono lesioni che al 96 per cento sono incompatibili con la caduta - spiega ancora il capo della Procura - ma la frattura di un dito e lo schiacciamento delle mani sono responsabili della caduta. Ci sono anche lesioni frutto di spinte e aggressioni che possono appartenere alla fase dopo il rivestimento». Da ieri è indagato anche l'ex aiutante maggiore della caserma Gamerra, Romondia. Dai registri è emersa infatti una telefonata di 4 minuti che da dentro la caserma raggiunge casa di Panella un'ora dopo la scoperta del corpo di Scieri. «Si tratta di una telefonata che ha rilievo perché in quel momento ci sono 800 militari e l'unico a cui il centralino telefona è Panella», sottolinea Crini. La Procura si concentra anche su un'altra telefonata: «Nella notte della morte di Scieri arriva a casa del generale Celentano una telefonata alle 23.47». Il generale ha sempre negato sia quella chiamata che la sua presenza quella notte in caserma.

«Ci è parso curioso che Celentano non avesse contezza di questa sua presenza, visto che in quei giorni risulta più volte presente con sopralluoghi e brevi affacciate - dice Crini -. Non aver memoria di questa presenza a Pisa in piena notte ci è sembrato l'indizio forte di qualcosa».

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