Nelle motivazioni per il non luogo a procedere da parte del giudice di Trapani sul caso Iuventa, il togato spiega che "la fuga da torture, detenzioni arbitrarie, violenze sessuali, maltrattamenti, sfruttamento sessuale e lavorativo, privazioni delle necessità umane primarie (beni alimentari e cure mediche) è chiaramente indicativa dell'inevitabilità di sottrarsi ad una situazione di pericolo attuale di un danno grave alla persona derivante dalla permanenza nei centri di detenzione libici per migranti transitanti".
Parte da questo presupposto il cambio di direzione assunto dal Gup del tribunale siciliano, che segue il corso intrapreso dalla procura della stessa città, che dopo 7 anni dall'avvio dell'inchiesta ha cambiato idea e chiesto l'archiviazione per i quattro membri dell'equipaggio della nave dell'Ong tedesca Jugend Rettet, accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e il dissequestro della nave. La sentenza del giudice trapanese, si posa su quello che sembra essere un assunto fallace. Chi parte dalla Libia, in generale, non è libico: i cittadini del Paese nordafricano rappresentano una minoranza del totale dei migranti che prendono il mare. Chi raggiunge la Libia proviene da Paesi esterni ed è consapevole di ciò a cui va incontro se entra illegalmente nel Paese o, da questo, cerca di uscire allo stesso modo. Prima di "scappare dalla Libia", quindi, i migranti ci si recano volontariamente, nella maggior parte consapevoli di mettersi in una situazione di pericolo e di danno per la propria persona.
Sono comunque 490 le pagine di sentenza con il quale il Gup di Trapani ha disposto il non luogo a procedere per l'equipaggio della nave Iuventa. Qui, il giudice afferma che "gli elementi probatori esposti depongono, in termini di assoluta chiarezza e completezza, per l'insussistenza dei reati contestati agli imputati". E, soprattutto, aggiunge che "il materiale probatorio acquisito, anche nel corso dell'udienza preliminare, è insuscettibile di completamento e non potrebbe essere ulteriormente sviluppato nella direzione accusatoria. Pertanto, il giudizio dibattimentale sarebbe del tutto superfluo". Per quel che compete il giudice, c'è stato, nell'operazione oggetto di indagine, "costante coordinamento" da parte dell'Imrcc di Roma.
Per emettere la sua sentenza, il giudice ha posto il focus sul fatto che "tenuto anche conto della circostanza che al momento del soccorso i migranti sono da considerare "naufraghi fino allo sbarco in un luogo sicuro e che il loro status verrà definito a terra solo dopo la consegna da parte dei soccorritori alle Autorità preposte ai controlli di frontiera".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.